Confermata l'estraneità della Sampdoria
GENOVA - "Un ginepraio" di società. Una costellazione di scatole cinesi in cui l'unico "dominus" era sempre lui: Massimo Ferrero. Nelle oltre trecento pagine di ordinanza cautelare c'è l'atto d'accusa che la Procura di Paola (Cosenza) muove al presidente dimissionario della Sampdoria, da ieri in carcere per l'accusa di bancarotta in una indagine che coinvolge, tra gli altri, oltre alla figlia Vanessa e al nipote Giorgio, anche la ex moglie, Laura Sini.
Dagli atti del procedimento dei magistrati calabresi emerge la gestione spericolata delle quattro società, la Ellemme Spa, Blu Cinematografica Srl, Blu Line Srl e Maestrale Srl, dichiarate fallite tra il 2017 e il 2020.
Dalle intercettazioni, inoltre, vengono a galla anche i rapporti tesi all'interno del gruppo e in particolare quello tra Ferrero e la figlia Vanessa. «Mio padre non ci sta con la testa, sta fuori», taglia corto la donna, 48 anni, da ieri ai domiciliari, in un dialogo carpito dagli inquirenti.
Nel provvedimento cautelare il giudice delinea i contorni del sistema creato dall'imprenditore romano. Un sistema in cui Ferrero era l'assoluto punto di riferimento. «Un ruolo apicale - scrive il giudice - che emerge in maniera evidente dalle varie emergenze investigative fin qui esaminate». Un ruolo che «non viene rivendicato dallo stesso Ferrero, ma gli viene riconosciuto dai vari interlocutori e correi».
Il commercialista di fiducia del gruppo, sempre in parole carpite e finite negli atti dell'indagine, afferma che Ferrero «ha una propensione al rischio». «Mi ha detto che la sua vita è stata di battaglia e le battaglie vanno vinte una alla volta - afferma -. Lui ogni giorno deve trovare un posto dove bucare e far scendere dei soldi», prosegue. Per poi concludere laconico: «il tema è che se davvero gli bloccano tutto alla fine non è tanto possibile fare tutte queste cose... E quindi alla fine bisognerà vedere che fare all'interno di queste scatole per operare». Si tratta infatti di società in cui è stata fatta «talmente tanta merda che è veramente preoccupante come sono state gestite», si lasciano sfuggire al telefono uomini del gruppo.
Ferrero, però, non sembrava preoccupato della sua situazione finanziaria tanto che era sua intenzione acquistare una villa dal costo potenziale di 4 milioni di euro. «Lui non desiste mai dalle sue idee - commentano al telefono i suoi uomini -. Gli ho detto "hai 200 milioni di debiti e vuoi uscirne in questa maniera". E lui mi ha risposto: "a me dei soldi non frega un ca**"».
Alla luce degli elementi raccolti per il giudice appare «concreto e gravissimo» il «pericolo di commissione di delitti analoghi a quelli per cui si procede». Motivando le esigenze cautelari che hanno portato all'emissione della misura cautelare (da ieri sera Ferrero si trova nel carcere di San Vittore a Milano), il gip scrive che «appare elevato il pericolo che, ove liberi di circolare sul territorio, gli indagati possano operare illecitamente in maniera sia diretta che mediata, anche attraverso contatti e comunicazioni reciproche e/o con terzi».
Nei prossimi giorni il gip fisserà gli interrogatori di garanzia mentre dal punto di vista delle indagini gli inquirenti dovranno analizzare quanto trovato ieri nella cassaforte aperta con la fiamma ossidrica nella abitazione romana di Ferrero.
«Oggi a Milano è festa e domani è l'Immacolata - ha spiegato il difensore Pina Tenga - per noi diventa impossibile parlare con il nostro assistito. Ed il procuratore di Paola oggi è in ferie. Tra l'altro, non avendo disposto il trasferimento a Roma come avevamo chiesto, ieri la cassaforte nella casa romana di Ferrero è stata aperta con la fiamma ossidrica. Per noi è difficile anche riuscire a consegnare una borsa con gli indumenti a Ferrero visto che il carcere milanese oggi è chiuso». La penalista ribadisce, comunque, che in questa vicenda «la Sampdoria non c'entra nulla. Ferrero formalmente sarà costretto a dimettersi perché dal carcere, ovviamente, non può occuparsi di una società sportiva».