Livio Bordoli ha analizzato il difficile momento che stanno attraversando i bianconeri
«I tanti errori difensivi? Comincio a pensare che siano dovuti a incapacità. Non penso sia un punto sul quale il Mister possa fare tanto».
LUGANO - Cinque partite, una sola vittoria (contro il neopromosso Winterthur) e in generale una squadra in chiara difficoltà. A quasi tre mesi dalla magica giornata di Berna, la nuova stagione a tinte bianconere fatica maledettamente a decollare. I tanti (forse troppi) cambiamenti all'interno di un gruppo che fino all'anno scorso giocava praticamente a memoria stanno influenzando maledettamente le sin qui balbettanti prestazioni.
Ma i tifosi devono preoccuparsi? «Non credo, le difficoltà sono normali in una compagine che ha avuto così tanti cambiamenti - è intervenuto l'ex allenatore dei sottocenerini Livio Bordoli - A mio avviso il Lugano non ha una brutta rosa, la coperta però è corta e contro il Lucerna ha pagato a caro prezzo le fatiche europee. Domenica ho visto una squadra affaticata al cospetto di un avversario dal quale realisticamente mi aspettavo di più. Proprio a causa delle sfide ravvicinate, i giocatori hanno giocato al 50% delle loro possibilità. È stata una brutta partita, una delle peggiori viste recentemente e nella quale abbiamo assistito a tanti, troppi errori tattici. Resto comunque fiducioso, anche perché in panchina reputo che il Lugano possa contare su un grande allenatore».
Come ti spieghi, invece, le tantissime disattenzioni difensive che si ripetono da inizio stagione?
«Da questo punto di vista posso dire di essere preoccupato, proprio perché si stanno ripetendo da inizio campionato. Comincio a pensare che gli errori siano dovuti a incapacità. Non penso sia un punto sul quale il Mister possa fare tanto».
La società ha sottovalutato le pesanti partenze?
«Non credo. Anche le altre squadre hanno ceduto alcuni dei loro pezzi pregiati. Il livello del nostro campionato è calato molto, anche delle big, e le società hanno un budget da rispettare. Nessuno vuole sprecare risorse economiche, ma se a Cornaredo dovesse presentarsi qualche occasione per rinforzare la rosa sono sicuro che la sfrutterebbero».
Cosa deve fare l'allenatore nei momenti di difficoltà come quelli che sta attraversando il Lugano?
«Oltre a continuare a lavorare, deve fare un po' il pompiere gettando acqua sul fuoco. Da questo punto di vista Mattia Croci-Torti è molto bravo, davanti ai giornalisti non sempre bisogna dire ciò che si pensa e lui lo sa bene. Ho notato che spesso inizia le partite con i soliti giocatori e questo può essere indice che ancora non si fida di tutti gli elementi a sua disposizione. Tornando al dialogo con i giornalisti, lui è molto più bravo di me, non perde mai le staffe. Tuttavia, dalla sua espressione facciale e dal linguaggio del corpo si nota come spesso sia nervoso».
Discorso Bottani: rimanere o andar via?
«Fossi in lui rimarrei. Ha 31 anni e deve pensare anche al post-carriera. A Lugano dovrebbero offrirgli un contratto a lungo termine, ritoccato verso l'alto, contemplando un futuro nel club. Se dovesse andare via rischierebbe di non essere più l'icona del Lugano, visto che sarebbe il suo secondo addio dopo quello del 2016, anno in cui accettò la ricchissima offerta del Wil. È in momenti come questi che dimostri quanto tu abbia un club e un popolo nel tuo cuore. Meglio rinunciare a qualche franco ora ma assicurarsi un futuro nella società del suo cuore».