Dopo aver collaborato per la Nazionale svizzera, Gerosa è "tornato" in Germania: «Avrei meritato di andare in Qatar».
Il sottocenerino è inoltre sceso in campo politicamente: «C’è anche un Jean Pierre Gerosa attivo da diversi anni sulla piazza economica ticinese. Mi candido al Gran Consiglio, voglio aiutare il mio Cantone».
BERLINO - Durante questa settimana scenderanno in campo le squadre che disputeranno la prima giornata – delle rispettive fasi a gironi – delle tre più importanti competizioni europee a livello di club. Si inizia nella serata odierna con le sfide d'andata di Champions League, per poi terminare giovedì con l'Europa e la Conference League. A questo proposito si è espresso Gerry Gerosa, ex osservatore e analista tattico della Nazionale svizzera di Murat Yakin e attuale “Spielanalyst” dell’Union Berlino, diretto dal coach elvetico Urs Fischer.
Alla formazione di Bundesliga è mancato davvero poco per qualificarsi direttamente alla fase a gruppi della coppa dalle grandi orecchie e si è così dovuta “accontentare” di entrare di diritto in Europa League. Un binomio - il lavoro con Fischer - che non è dunque ancora terminato per il ticinese visto il rapporto che lega i due ormai da decenni. «Devo dire che la sua chiamata di quest’estate è arrivata in maniera molto inaspettata, se si pensa che lo scorso anno, sempre in agosto, stavo firmando un contratto di collaborazione proprio con l’Union Berlino, che non è però andato a buon fine», sono state le parole del sottocenerino. «Avevo preparato per loro la partita dei playoff di Conference League contro il Kuops e ci siamo qualificati per i gironi di questa competizione. Poi è però arrivata la chiamata di Murat Yakin, che mi voleva al suo fianco per la qualificazione al Mondiale 2022 - della Nazionale svizzera in Qatar - e non ho potuto rifiutare».
Al cuore non si comanda. Come l'ha presa Fischer? «Devo dire che è stato un Signore. Quando l’ha saputo è venuto da me e mi ha detto: "Gerry hai lavorato per tante squadre e collaborare per la Nazionale del tuo paese è un premio per quello che hai saputo fare fino a questo momento. E poi pensi che non sia in grado di andare avanti senza di te? E si è messo a ridere».
La Nazionale elvetica si è in ogni caso resa protagonista di una straordinaria cavalcata: primo posto nel girone a scapito dell'Italia e qualificazione diretta al Mondiale. La gente si ricorda ancora l’emozione dell’ultima partita contro la Bulgaria ma, questa domanda devo fartela, poi cosa è successo? La tua permanenza con la Nazionale è terminata con la qualificazione? «Sì, il mio lavoro in seno all’ASF è finito con grande sorpresa nel mese di febbraio del 2022. Ora tutto lo staff tecnico della Nazionale è assunto a tempo pieno, anche se personalmente penso che per il lavoro svolto avrei meritato di andare in Qatar. Le cose non vanno sempre come possiamo credere, ma ringrazio Murat Yakin per l’opportunità che mi ha dato e mi dispiace di non poterlo più aiutare. Rimane il fatto che esco imbattuto da questa straordinaria qualificazione».
Adesso hai raggiunto l'Union Berlino e il tuo contratto prevede di andare a visionare gli avversari dei tedeschi in Europa League, dove si è qualificato anche lo Zurigo. Il Basilea e la sorpresa Vaduz giocheranno invece la Conference, mentre YB e Lugano sono stati eliminati prematuramente. «Senza entrare troppo nello specifico devo dire che qualificarsi ai gironi di queste tre competizioni europee - Champions, Europa e la “nuova” Conference League - è anche una questione di fortuna. Vi sono campionati “minori” che hanno comunque diritto ad avere una o più squadre nelle qualificazioni di questi tornei e se le incontri hai quasi il passaggio del turno in tasca. La UEFA in questo senso ha cambiato molto, mi ricordo che in passato con il Red Bull Salisburgo avevamo incontrato avversari come Valencia e Shakhtar Donetsk. In seguito la UEFA aveva deciso di istituire due gironi differenti per le qualificazioni in Champions League, ovvero il gruppo “Campioni”, dove si incontravano solo le prime classificate delle Nazioni con un coefficiente UEFA più basso, così come il girone “delle piazzate”, dove le squadre molto forti lottavano per la qualificazione in Europa. Anche per questo motivo il Basilea - a quei tempi - aveva la strada in discesa per l’accesso ai gironi di Champions League, poiché incontrava avversari più abbordabili. Ora però le cose sono ritornate come un tempo e quindi la difficoltà per qualificarsi nei gironi di Champions League per una squadra Svizzera è molto alta».
Lo Zurigo disputerà l'Europa League contro Arsenal, PSV Eindoven e Bodo/Glimt. Dal canto suo il Basilea se la vedrà in Conference con Slovan Bratislava, Zalgiris e Pyunik, mentre il sorprendente Vaduz con AZ Alkmaar, Apollon Limassol e Dnipro. «Per il Vaduz essere arrivato ai gironi è stato come vincere la Champions e quindi l’unico rammarico è quello di non aver trovato la Fiorentina oppure il Colonia, squadre forti ma con un grande richiamo di pubblico. Il Basilea dovrà invece stare attento perché se da un lato ha un girone alla sua portata, dall'altro le trasferte in Lituania e Armenia possono avere delle ripercussioni in campionato, considerando poi che i renani non sono partiti molto bene. Lo Zurigo ha infine avuto la fortuna di trovare - nei playoff di Europa League - un avversario alla portata. Farsi eliminare dagli irlandesi dell'Heart of Midlothian sarebbe infatti stata una vera tragedia per i campioni svizzeri in carica. I tigurini sfideranno avversari di prestigio e le loro prestazioni in campionato non li aiutano. Quando lavoravo per il Basilea e dovevamo affrontare squadre di una certa portata, il mio primo pensiero è sempre stato quello di non prendere un'imbarcata. È indubbio che le prestazioni nelle coppe europee si riflettono poi in campionato e ora come ora lo Zurigo ha bisogno di riguadagnare fiducia».
Tornando all'Union Berlino, come è ricominciata questa avventura? «Ho ricevuto una telefonata inaspettata da parte di Fischer e qualche giorno dopo ero a Berlino. Per i tedeschi sono una sorta di consulente e sono il responsabile delle Analisi degli avversari in Europa League. Sette giorni fa per esempio ero a Bruxelles a osservare l’Union Saint Gilloise, sabato scorso ero a Braga, mentre il giorno seguente sono tornato a Berlino per presentare la relazione sui belgi allo Staff. In pratica osservo gli avversari dal vivo per farmi un idea del loro gioco e delle loro potenzialità, poi trovo i video delle partite riprese da una telecamera tattica - dove si vede tutto il campo - e infine preparo la mia relazione che comprende la formazione avversaria, i video e le foto delle fasi salienti, così come la descrizione dettagliata delle caratteristiche di tutti i giocatori».
Sei praticamente sempre in viaggio, ma chi si occupa degli avversari in Bundesliga? «Si tratta di un lavoro certosino e impegnativo, anche perché Fischer è un allenatore esigente e pretende il massimo sia dai suoi giocatori sia dai suoi collaboratori. L’Union Berlino è dotato di due analisti, che lavorano a tempo pieno per la società e di conseguenza le analisi dei club del campionato vengono svolti in sede. Personalmente mi sono occupato, come prova generale, di analizzare il Nottingham Forest in occasione di un’amichevole giocata a Berlino. In campionato non ho nessun compito, ma mi è stato chiesto di analizzare il Bayern Monaco».
E nell'ultimo turno il confronto diretto è terminato 1-1... «È andata molto bene e dopo cinque giornate l'Union Berlino ha gli stessi punti dei bavaresi. È incredibile per questa piccola, ma storica squadra situata a Berlino est».
Gerry ma è vero che sei “sceso in campo” politicamente? «Esatto! C’è un Gerry Gerosa nel calcio ma c’è anche un Jean Pierre Gerosa attivo da diversi anni sulla piazza economica ticinese, come economista SUP e fiduciario commerciale e immobiliare. Mi candido al Gran Consiglio ticinese. Non potendo più aiutare la mia Nazionale, cercherò di poter aiutare il mio Cantone, sempre che i cittadini me lo permettano».
Grazie Gerry. Forza Union Berlino quindi? «Mettiamola così: in Europa League - dalle parti di Berlino - c’è anche un po’ di Svizzera con Urs Fischer e il... sottoscritto».