Arno Rossini: «Da qui a primavera, in Europa Inter e Juve hanno più chance di Milan e Napoli»
«Mai come quest’anno in Europa c’è un grande favorito».
MILANO - Come prevedibile, la Champions League è partita con i fuochi d'artificio. Quelli sparati ieri e quelli previsti questa sera sono però solo l'antipasto di quello che la competizione più ricca e scintillante del calcio offrirà da qui alla finale del prossimo giugno. Pronti, via, la domanda che si fanno tutti i tifosi è sempre la stessa: alla fine chi riuscirà a spuntarla?
«Mai come quest'anno mi sento di dire che c'è un grande favorito - è intervenuto Arno Rossini - sto ovviamente parlando del Manchester City».
Secondo le agenzie di scommesse, sempre precise con le loro quote, la truppa di Pep Guardiola, ieri straripante a Siviglia, dovrà probabilmente contendere la coppa a Liverpool e Real Madrid. Forse a Chelsea e Bayern Monaco. Magari anche al Paris Saint-Germain. La vincitrice dovrebbe uscire da questo gruppetto.
«Io rimarrei su un’inglese. Un affare da Brexit. I Citizens, comunque, sono non una ma due o forse tre spanne sopra tutte le altre. Per l'idea di calcio che hanno, per come la attuano e ovviamente perché da quest'anno lì davanti hanno Haaland».
Giocatore stratosferico che, cominciata la competizione con una doppietta, rischia di riscrivere il record di marcature nella storia della Premier e della Champions.
«È partito dal Salisburgo in Austria, è passato dal Dortmund in Bundesliga e ora si muove in Premier: la sua carriera è finora stata in continua ascesa ed è sempre stata contraddistinta dai tanti gol fatti. Ora poi che ha la possibilità di giocare in una squadra dalla spiccata mentalità offensiva, che gli serve in ogni match quattro-cinque palloni dentro l'area, il norvegese rischia realmente di decollare. Lui e il City sono l'incastro perfetto».
A Manchester spingono…
«Quando sono in fase di possesso lasciano due difensori sulla linea del centrocampo, rischiano qualcosa - a volte molto - ma cercano sempre l'uno contro uno o di creare la superiorità numerica».
È uno scontro a viso aperto con l'avversario di turno, insomma.
«Chi fa un gol in più vince. Dalla loro i Citizens hanno però la grandissima qualità degli interpreti; per questo possono permettersi di sfidare, creando, qualsiasi avversario. Il gioco di Guardiola si è molto evoluto negli anni e adesso è realmente spettacolare e realmente piacevole. Da seguire. È completamente diverso da quello che proponeva con il Barcellona. Lì c'era il tiki-taka, efficace, a tratti bello, ma a volte anche noioso. Ora il tiki-taka è morto. Il tecnico spagnolo è diventato moderno e ha approfittato del fatto di avere la possibilità di scegliere gli interpreti giusti per un calcio scintillante ma anche produttivo».
Chi sembra essere tagliato fuori dalla corsa verso il successo sono le italiane. La squadra che gioca meglio è senza dubbio il Milan, che però pare un po' troppo inesperto per poter ambire alla corona. Anche il Napoli ha un gioco piacevole, ma forse non efficace a livello continentale. Inter e Juve sembrano invece un po' più indietro.
«Eppure, da qui a primavera, potrebbero essere quelle destinate a fare più strada nella più ricca delle coppe, credo siano quelle con le maggiori chance. Almeno in questo momento nerazzurri e bianconeri stanno faticando enormemente in fase di costruzione. Se si trovano di fronte la “piccola” di turno non hanno infatti (ancora?) la capacità di comandare le operazioni e di trovare con continuità delle soluzioni offensive. Il discorso però cambia quando la palla ce l'hanno gli altri. E in Europa la Beneamata e la Vecchia Signora lasceranno spesso il pallino del gioco in mano agli avversari».
Difesa e contropiede?
«Stile antico che però, se hai gli interpreti giusti - e nerazzurri e bianconeri li hanno - ti può permettere di fare molta strada».
Questo significa che Inter e Juve possono realmente puntare al successo finale?
«No perché la coppa la vince chi ha un gioco propositivo. Speculando puoi levarti qualche soddisfazione, è vero, ma non arrivare in fondo: il traguardo massimo sono gli ottavi o i quarti di finale. Il trofeo lo solleverà chi saprà osare».