I 30 mesi di prigione, di cui dodici da scontare, sono ora definitivi.
La gestione scellerata di Chagaev aveva portato al fallimento dello Xamax, andato a gambe all'aria nel 2012.
NEUCHÂTEL - Niente da fare davanti al Tribunale federale (TF) per Bulat Chagaev, ex patron del club di calcio del Neuchâtel Xamax, che si è visto respingere il ricorso in merito alla pena detentiva inflittagli dalla giustizia neocastellana. I 30 mesi di prigione, di cui dodici da scontare, sono quindi ora definitivi.
Seguendo la prima istanza, il Tribunale cantonale nel settembre 2017 aveva condannato Chagaev a 36 mesi di carcere, di cui la metà da scontare effettivamente dietro le sbarre, nel quadro del fallimento dello Xamax, andato a gambe all'aria nel bel mezzo della stagione calcistica 2012, proprio sotto la sua direzione. Il TF ha annullato questo verdetto nel gennaio 2019, accogliendo parzialmente il ricorso dell'uomo d'affari.
Il caso è poi tornato alla Corte penale del Tribunale cantonale, che nel dicembre 2020 ha alleggerito la pena del ceceno, riducendola di sei mesi. La colpevolezza per reati quali cattiva gestione, amministrazione infedele, tentata truffa e falsità in documenti era stata confermata.
Chagaev ha ulteriormente inoltrato ricorso, coinvolgendo di nuovo Mon Repos. «Crediamo che il caso non sia stato trattato con obiettività», aveva detto nel marzo dello scorso anno il suo legale, Dimitri Iafaev. Con una sentenza pubblicata oggi però, il TF ha dato ragione alle istanze precedenti, archiviando una volta per tutte la questione.
Stando ai giudici losannesi, la perizia finanziaria della polizia neocastellana non presta il fianco a critiche e il ragionamento della corte cantonale è convincente. Secondo questo rapporto, lo scoperto della società che gestiva lo Xamax è passato dagli 1,45 milioni di franchi del 12 maggio 2011, data dell'acquisizione del club da parte dell'imputato, ai 18,02 milioni al momento della bancarotta, avvenuta il 26 gennaio 2012. I reclami di Chagaev contro le ipotesi e le stime degli esperti vanno dunque respinti.
Questa crescita esponenziale dei debiti è legata alle azioni intraprese durante la gestione Chagaev, in particolare un aumento sconsiderato della massa salariale e le spese per viaggi con un jet privato. Per il TF, tutto ciò è per l'appunto sinonimo di cattiva gestione.
I giudici non hanno avuto inoltre nulla da ridire riguardo alla pena detentiva, assortita di una parziale sospensione. In particolare, ciò è stato ritenuto giustificato vista l'assenza di pentimento di Chagaev, la sua tendenza a eludere le procedure ufficiali e la ripetuta violazione delle sue promesse di pagamento.
Il ceceno, in possesso di passaporto russo, ha comunque lasciato la Svizzera nell'agosto del 2013, quando ne è stata decretata l'espulsione dal Paese. Il divieto di entrata di dieci anni pronunciato nel 2018 dalla Segreteria di Stato della migrazione è stato ridotto a otto anni nel luglio 2021 dal Tribunale amministrativo federale (TAF).