Milioni sperperati e poltrone che scottano: Juve, all’orizzonte c’è la rivoluzione
Agnelli ha fatto all-in su Allegri, si sta giocando il futuro della Juve oltre che la reputazione.
TORINO - Dicembre S.s., A&A, Giovanni Agnelli Bv, Exor. La crisi della Juventus è racchiusa (anche) in questi quattro nomi.
Da un paio di stagioni in difficoltà, negli ultimissimi mesi i bianconeri sembrano addirittura aver toccato il fondo rimediando, con diabolica puntualità, figure ignobili a ogni latitudine. L’ultima è stata quella di Haifa dove, contro un Maccabi onesto e volenteroso (ma nulla più), hanno vissuto una delle serate europee più nere della loro storia.
In qualsiasi altro club del mondo, in qualsiasi altra società (non solo sportiva) del mondo, per cercare di fermare l’emorragia si sarebbe intervenuto a livello dirigenziale e produttivo; a Torino invece tutto è bloccato. Confermato. Massimiliano Allegri, l’allenatore che ha disegnato una squadra che non vince più, che non entusiasma più, che non gioca più, rimane infatti ben saldo al suo posto.
“Perché?”, si chiedono i tifosi della Vecchia Signora.
La risposta è, appunto, nei quattro nomi riportati a inizio articolo.
La Juventus è una società per azioni, controllata (al 63,8%) dalla Exor, holding della famiglia Agnelli. Questa ha come primo azionista (al 52%) la Giovanni Agnelli Bv, che è a sua volta “guidata” dalla Dicembre S.s. (che detiene il 38% delle quote) di John, Lapo e Ginevra Elkann.
Complicato? La facciamo più semplice: insieme con i fratelli, John Elkann è l'azionista di maggioranza della Giovanni Agnelli Bv, che controlla la Exor, che controlla la Juventus.
Andrea Agnelli, attuale presidente del club bianconero, è invece alla testa di un gruppo che vanta “solo” l’11,85% delle quote. Ciò fa di lui un azionista di minoranza e, soprattutto, un dirigente che deve rendere conto delle sue mosse.
Qui si torna alla gestione attuale della Juventus. Firmato un decennio ricco di scudetti e coppe varie, nell’ultimo paio di anni il presidente della Vecchia Signora ha infilato (quasi) solo brutte figure. Prima l’esonero di un Sarri vincente, poi la firma di un Pirlo acerbo, poi la questione SuperLega… il tutto macchiato da troppi flop di mercato e condito da conti da profondo rosso (il 2021/22 è stato chiuso con una perdita d'esercizio di 254,3 milioni di euro). Per tentare di svoltare ha quindi puntato tutto sull’usato-sicuro Allegri, che ha blindato con un ricco quadriennale.
Oltre che il futuro del club, facendo all-in con il toscano Andrea Agnelli ha messo in gioco la sua reputazione. Per quello, nonostante la situazione sportiva e finanziaria disastrosa, ora non può fare un passo indietro (o avanti, a seconda dei punti di vista) e semplicemente cambiare strada. Così fosse, sarebbe costretto ad ammettere di aver commesso un nuovo errore e renderebbe indifendibile la propria posizione alla guida della società.
È un dirigente, non - appunto - il proprietario, e in famiglia, tra cugini vari, più d’uno pensa che, svanito il tocco magico, sia arrivato il momento di levargli la poltrona. Parenti serpenti? Con un tesoro in ballo non si guarda in faccia ad alcuno. C’è un’azienda da mandare avanti, un’azienda che meno di dodici mesi fa ha approvato una ricapitalizzazione da 400 milioni di euro. Un’azienda al momento in estrema difficoltà.