Vittorio Bevilacqua sulla fine del Chiasso: «Sono sbarcati al Riva IV grandi personaggi, ma che in fin dei conti non hanno portato nulla».
«Della Torre? Chi ama il Chiasso deve ringraziarlo a vita perché ha investito tante energie e soprattutto parecchi soldi nella società. Ma è una situazione un po' paradossale la sua poiché ha commesso l'errore di far gestire le cose a certi scienziati ed extraterrestri».
CHIASSO - A Chiasso c'è grandissima tristezza: nella giornata di venerdì la Pretura di Mendrisio ha messo il punto finale a 117 anni di storia, cancellando la società dalla mappa del calcio svizzero. Uno schiaffo, un colpo al cuore inferto ai tifosi, ma anche una grande opportunità, quella di poter ripartire da zero dopo anni fra voli pindarici, illusioni, speranze ma anche e soprattutto delusioni.
Tra coloro che hanno contribuito a scrivere le pagine più belle e lucenti della storia del Chiasso c'è senza dubbio Vittorio Bevilacqua, protagonista sul manto erboso dell'ex Comunale negli anni d'oro della società: il 64enne - oggi allenatore del FC La Sarraz-Eclépens in Prima Lega - ha naturalmente seguito da vicino gli avvenimenti degli ultimi giorni. «Come tutti gli ex giocatori del passato provo grande tristezza. I cinque anni nella massima serie con il colori rossoblù, con il grande Otto Luttrop, sono stati i migliori della mia vita...».
Da quei tempi è cambiato praticamente tutto...
«I grandissimi presidenti del passato come Luciano Pagani, il Dottor Bianda, Ernesto Parli, Bruno Bernasconi e Jimmy Pagani hanno sempre gestito il club con oculatezza, fra la Super e la Challenge League. Anche in Prima Lega con Giona Pifferi e Massimiliano Schiavi la squadra ha sempre viaggiato su buoni livelli regalando tantissime gioie ai tifosi. Gli ultimi personaggi di un certo spessore sono stati Marco Grassi, Pauli Schönwetter, Raimondo Ponte e Livio Bordoli».
Nel tempo è diventato il Chiasso di Della Torre...
«Chi ama il Chiasso deve ringraziarlo a vita perché ha investito tante energie e soprattutto parecchi soldi nella società. Ma è una situazione un po' paradossale la sua poiché ha commesso l'errore di far gestire le cose a certi scienziati ed extraterrestri».
Come te lo spieghi?
«È stato un susseguirsi di cambi di allenatori e giocatori. Sono spesso sbarcati al Riva IV grandi personaggi, ma che in fin dei conti non hanno portato nulla. Penso per esempio a Galante, ma è solo un nome. Sono arrivati un sacco di giocatori con i quali il Chiasso sperava di fare delle plusvalenze. Ma, purtroppo, troppo spesso sono stati sbagliati i calcoli: basti pensare che la società è fallita con tre milioni di debiti. L'aspetto che trovo molto grave è il mancato pagamento delle spese al Comune, che da parte sua in passato non ha mai fatto mancare il suo apporto al movimento calcistico rossoblù».
In questi anni Bignotti non è mai stato toccato. A tuo avviso c'è una spiegazione?
«Non me ne capacito. È un grande oratore e sa esprimersi bene, ma faccio fatica a dire che abbia fatto il bene del Chiasso. I dubbi restano».
Anche il pubblico non era più quello dei bei tempi...
«Vedere 200 persone allo stadio mi ha spesso fatto venire un senso di tristezza. D'altronde però si raccoglie quanto si semina...».