Chiasso, tutto marcio: un testimone racconta il disastro
«Che io sappia, la nuova proprietà non ha messo un franco».
CHIASSO - Prima ci sono state le bugie, in seguito sono arrivati i sospetti, poi è stata la volta delle amare certezze accompagnate da una rinnovata speranza, infine c’è stato il ritorno a una durissima realtà. Dal luglio 2022 fino allo scorso 27 gennaio, quasi tutti quelli che facevano parte del “mondo” Chiasso hanno vissuto un’altalena di emozioni. Hanno imprecato e pregato prima della resa sancita dal pretore Matteo Salvadè.
Quasi tutti. Perché qualcuno sembra invece aver approfittato delle difficoltà del club momò per fare i suoi interessi. Per arraffare tutto il possibile prima che la barca affondasse definitivamente.
Una testimonianza di quanto accaduto l’ha rilasciata un ex dipendente che, chiedendo di poter mantenere l’anonimato, ha raccontato di quali giri “sporchi” è stato testimone.
«C’è stato un prima e un dopo - ha spiegato l’ex rossoblù - fino al 30 giugno, ovvero fino a quando la proprietà era ancora quella vecchia, controllata ufficialmente da Andrey Ukrainets, tutto è andato bene. Non ci sono stati problemi. I pagamenti sono sempre stati regolari».
Dal 1. luglio tutto è cambiato?
«Dal 1. luglio che in realtà poi è diventato il 18 luglio, quando ovvero il passaggio di quote alla DC Holding AG Svizzera è divenuto ufficiale. Gli allenamenti sono cominciati quel giorno».
La prima impressione con i nuovi azionisti di maggioranza come è stata?
«A dire il vero i veri proprietari noi non li abbiamo mai conosciuti. C’era Simone Pillisio, che era il rappresentante della nuova società, e poi c’era Ninni Corda, che gestiva la parte sportiva».
Faceva il direttore sportivo.
«Non solo. Appena arrivato ha portato subito i “suoi” giocatori Anelli e Gentile, l’allenatore in seconda e poi indicato a mister Tirapelle come muoversi. Faceva e decideva tutto lui, insomma. Questo in ogni caso non è stato un problema. Dal lato sportivo, a parte i metodi un po’ bruschi usati dai nuovi arrivati, che hanno spinto qualcuno a mollare, la squadra ha infatti risposto bene. Ci ha messo un po’ a ingranare essendo partita in ritardo rispetto alle avversarie, ma poi ha trovato il suo equilibrio. I problemi ci sono stati, immediati, a livello economico».
I salari.
«Per cominciare, con la vecchia proprietà erano stati pattuiti dei bonus individuali che, non ottenuti durante la stagione 21/22, i ragazzi speravano di poter avere in seguito. Non sono mai stati pagati. A parte gli extra, poi, lo stipendio veniva normalmente corrisposto il giorno 20 di ogni mese. Con un mese di ritardo. A giugno è stato saldato maggio, a luglio è toccato a giugno…».
Ad agosto è toccato a luglio?
«Che io sappia, nei mesi in cui è rimasta, la nuova proprietà non ha messo un franco. I nostri primi salari avrebbero dovuto essere comunque garantiti perché, per la copertura delle prime mensilità, esisteva un accordo con i vecchi azionisti di maggioranza. L’unica certezza che posso darvi è tuttavia che lo stipendio di luglio non è stato versato a tutti. Anelli e Gentile, ovvero i due giocatori portati dai nuovi dirigenti, hanno ricevuto l’accredito per primi, a inizio mese. Agli altri è invece stato riservato un trattamento diverso. C’è chi ha preso tutto, chi solo una parte, chi nulla… Un ragazzo che è andato via non ha visto niente».
Chi?
«Daniel Pavlovic. Il Basilea ha pagato il Chiasso per un prestito annuale. Quei soldi avrebbero dovuto coprire almeno in parte il suo salario e invece sono spariti. Lo stesso è successo con Maccoppi e il Lugano: i bianconeri hanno fatto un bonifico per il prestito e il club rossoblù avrebbe dovuto versare lo stipendio al giocatore. Andrea ha ricevuto solo una mensilità. Le due operazioni, insieme, hanno fruttato almeno 100-120’000 franchi».
La situazione si è almeno un po’ regolarizzata in seguito?
«Per nulla. A settembre non abbiamo visto un franco - parlo della stragrande maggioranza dei dipendenti, qualcuno, ne sono sicuro, l’accredito lo ha sempre ricevuto puntualmente - e a quel punto Pillisio ha ammesso i problemi della proprietà. Ha però detto di non poter fare nulla perché, come tutti, era un dipendente. Si è anzi offerto di aiutare chi era in estrema difficoltà. “Facciamo un acconto con qualcosa di nostro”, ci ha detto. Qualcuno ha accettato, altri hanno preferito aspettare».
A ottobre è cambiato qualcosa?
«Sono solo aumentati i problemi. Un calciatore ha cominciato il servizio civile e altri si sono fermati perché infortunati. Secondo legge, rispettivamente la Cassa di compensazione e l’assicurazione hanno versato alla società l’80% del salario dei ragazzi in questione. Poi sarebbe toccato al club aggiungere il restante 20%. Che io sappia, nessuno ha mai visto i soldi che gli spettavano. Nemmeno quel famoso 80%. Qualcuno, dal secondo mese, ha così chiamato direttamente l’ente per chiedere l’accredito sul suo conto privato».
Gli stipendi di squadra e dipendenti?
«Nulla. Né a ottobre, né nella prima metà di novembre. Nella seconda metà di quel mese la vecchia proprietà ha però fatto un ulteriore versamento alla nuova. Stiamo parlando di oltre 100’000 franchi. Con una parte di quei soldi, circa il 50%, è stata “pagata” la mensilità di agosto. Non per intero, ovviamente. Qualcuno ha ricevuto 400 franchi in meno, altri 1’000 franchi in meno. Ma almeno qualcosa è arrivato. Il rimanente 50% non so invece che fine abbia fatto».
Novembre è anche stato il mese della fine delle partite e delle prime insistenti voci di nuova cessione della società.
«Hanno dato libero ai calciatori, che non hanno sentito nulla più o meno fino a inizio gennaio, quando c’è effettivamente stato il cambio di proprietà. Hanno quindi convocato tutti per lunedì 9 gennaio. Quel giorno però i nuovi azionisti di maggioranza non si sono visti. Bignotti ha comunicato che, prima di far partire gli allenamenti, questi volevano presentarsi e allora i ragazzi non sono scesi in campo. Si sono limitati alla palestra. Il martedì è passato. Dopo aver congedato due persone dello staff tecnico ingaggiate dalla proprietà “intermedia”, il mercoledì i “nuovi” si sono finalmente fatti vivi. Hanno spiegato il loro progetto e poi, anche, avuto colloqui privati con ogni dipendente. Hanno detto che la prima mossa sarebbe stata quella di sistemare la mensilità di gennaio e che in seguito sarebbe stato trovato un accordo per gli arretrati. Il giorno dopo sono ripartiti. Non sono più tornati. Fino alla settimana del 27 gennaio, quella del fallimento, la squadra ha continuato ad allenarsi sotto Tirapelle, aspettando un bonifico che non è mai arrivato. Sapete poi com’è finita».