Sfortune ed errori: rossoneri a un passo dal baratro
I nerazzurri "vedono" la finale.
MILANO - Un uno-due micidiale ha permesso all’Inter di esaltare (i suoi tifosi) ed esaltarsi nel derby valevole per la semifinale d’andata di Champions League. A San Siro, in un Meazza stracolmo, la Beneamata si è imposta 2-0, avvicinandosi sensibilmente alla qualificazione per la finalissima di Istanbul.
Al quinto tentativo dopo i doppi precedenti del 2003 e 2005 (due pari, due sconfitte e… due eliminazioni), i nerazzurri sono riusciti a superare i cugini in Europa. Lo hanno fatto indirizzando il match con una partenza bruciante. Più in forma, più convinti o forse semplicemente più bravi a gestire l’enorme pressione, gli uomini di Simone Inzaghi hanno infatti immediatamente saputo giocare il “loro” calcio e, fatto non sempre scontato, hanno immediatamente affondato i colpi. Alla prima vera occasione, all’8’, con una splendida girata sugli sviluppi di un calcio d’angolo Dzeko ha centrato l’avversario con un gancio. Stordendolo. Tre minuti dopo, concretizzando perfettamente un veloce contropiede, Mkhitaryan ha invece messo a segno un dritto, e il Diavolo è finito in ginocchio. Al 16’ poi, in un pugno di secondi Çalhanoglu prima (palo con una gran conclusione dal limite) e ancora Mkhitaryan (tiro non irresistibile da centro area, disinnescato da Maignan) sono andati vicini a portare quello che sarebbe stato il colpo del KO. Scampato il pericolo e sopravvissuto anche all’uscita di Bennacer, il Milan è riuscito a riorganizzarsi e, dormita su un’incursione di Lautaro a parte, non ha più rischiato. Non ha però nemmeno graffiato, concludendo la prima frazione senza tiri all’attivo.
Riordinate le idee, nella ripresa Giroud e soci sono finalmente - per lo spettacolo - scesi davvero in campo. Nonostante le assenze di peso li abbiano frenati, contro un’Inter attenta ma non certo rinunciataria hanno cercato di imbastire una reazione convincente, utile per lasciare il segno, utile per riaprire il discorso qualificazione. Diaz ha tuttavia sbagliato la mira da fuori area mentre Messias ha sprecato una buona occasione. Ha fatto il suo anche Maignan, che con un miracolo di Dzeko ha tenuto in vita i suoi. Con il passare dei minuti i rossoneri hanno aumentato ritmo e pressione e, con i nerazzurri “abbassatisi”, si sono stabiliti oltre la metà campo, trovando soluzioni varie per concludere la loro manovra. La più convincente è stata quella scelta da Tonali che, al 63’, con una botta dai 16 metri ha centrato il palo a Onana battuto. I cambi decisi da Inzaghi, che ha inserito forze fresche togliendo qualità e puntando sui muscoli, e l’ovvia volontà del Diavolo hanno regalato un ultimo quarto di sfida dal canovaccio scontato. La spinta di Origi (bene da subentrato) e compagni non è però bastata per aprire un varco nella difesa della Beneamata che anzi, velenosa, è sempre stata in grado di ripartire pericolosamente. Non di colpire ancora (Gagliardini ha sprecato), ma almeno di guadagnare metri e secondi. Ma di resistere - senza troppo penare - fino al triplice fischio dell’arbitro, che le ha regalato un piccolo grande sorriso. Prima di festeggiare davvero, però, alla Pinetina dovranno attendere ancora qualche giorno. Fino al prossimo martedì.