Livio Bordoli su Mattia Croci-Torti: «È un camaleonte. In Svizzera cambierei solo per YB o Basilea, ma per l'estero...»
«Lugano 2029 mi piace, finalmente un progetto di questa portata anche in Ticino».
LUGANO - Il Lugano vola, in attesa del 4 giugno, data cerchiata in rosso sull'agenda bianconera. Basti pensare che nelle 19 partite giocate nel 2023 (fra campionato e Coppa) sono arrivate appena due sconfitte, entrambe subite nel Canton Zurigo contro GC e Winterthur.
Il vero fuoriclasse? Mattia Croci-Torti. Un allenatore che la piazza bianconera ha dapprima "scoperto" e ora sta coccolando, nella speranza di non perderlo. «Un plauso a Mattia che in ogni situazione riesce sempre a trovare delle soluzioni tattiche per la sua squadra - l'analisi di Livio Bordoli, colui che ha riportato sulle rive del Ceresio il calcio che conta - Il Lugano non ha un unico stile di gioco, ma ne ha diversi grazie alla furbizia e alla prontezza del suo allenatore. È molto dinamico ed è un tecnico sempre pronto ad affrontare qualsiasi situazione. È un camaleonte».
Pensi che i tifosi debbano temere una sua partenza?
«Se non ha mercato lui mi chiedo chi potrebbe averlo... È chiaro che tutto dipende da quali squadre eventualmente busseranno alla sua porta: Mattia è molto bravo nella comunicazione e, se dovesse andare oltre Gottardo, potrebbe perdere qualcosa. Proprio perché fa della comunicazione il suo cavallo di battaglia. In generale la lingua è sempre fondamentale per relazionarsi con la piazza».
Pensi che la panchina del Lugano stia già stretta al Crus?
«Trovo che qui in Ticino si trovi in una sorta di zona di comfort. Se dovessi essere un presidente, qualora cercassi un allenatore, penserei a lui. D'altronde, nel Lugano di oggi si nota eccome la mano di chi c'è in panchina».
Unico, nel suo stile...
«Magari con il cappellino non piace a tutti, ma è il suo marchio di fabbrica (ride, ndr). Nel vestirsi è un po' come Sarri. O come Klopp...».
Ancora un anno a Cornaredo gli farebbe bene?
«Non credo e mi spiego meglio. Se dovesse presentarsi una possibilità importante dall'estero, dovrebbe andare. Certo, il discorso non è valido per i campionati minori. Dovessero però arrivargli offerte dall'Hoffenheim, dal Lille o dal Marsiglia di turno, sbaglierebbe a rimanere. I treni, specialmente in questo mestiere, passano una sola volta».
Della serie, oggi sei un Dio, domani sei un "brocco"...
«Esattamente, nel calcio va tutto velocissimo. Perdesse cinque partite di fila, anche qui verrebbe messo in discussione, tanto più con una proprietà molto ambiziosa. Certo, non gli consiglierei mai di andare a Lucerna o a Sion: in Svizzera cambierei solo per YB o Basilea. Attualmente, infatti, Lugano è la terza forza nel nostro calcio».
A proposito di Young Boys, alla finale di Coppa Svizzera manca sempre meno...
«Loro sono chiaramente favoriti perché giocano in casa e perché sono primi in classifica. Ma attenzione perché il Lugano ha i giocatori in grado di mettere in difficoltà i bernesi, contro cui quest'anno ha ottenuto quattro punti. Fossi in Raphaël Wicky non sarei poi così felice di affrontare i bianconeri in finale».
Il progetto "Lugano 2029" presentato settimana scorsa da Martin Blaser ti convince? O è un po' troppo chic per una piazza come quella bianconera?
«Eccome se mi piace. Se ci sono i soldi, perché non fare qualcosa di bello fino in fondo? Trovo che la proprietà stia lavorando nella giusta direzione. Ben vengano questi progetti anche in Ticino. Finalmente mi verrebbe da dire...».
Due parole, infine, sul Sion...
«Quasi inutile parlarne, perché non è una novità ed è sempre la stessa storia. Non mi sorprende più... Anzi, è già bello che Bettoni sia durato quasi tre mesi. Questo Sion deve fare attenzione, perché la permanenza in Super League, in un simile contesto, è tutt'altro che scontata».