«I tifosi dei club “piccoli” si accontentano di vedere i loro beniamini dare il massimo. E di sentire la musichetta della Champions»
Arno Rossini: «Una squadra come lo Young Boys, per essere chiari, non potrà mai vincere la coppa».
MADRID - Milan, Young Boys, Barça, City e PSG. Giusto per citarne qualcuna: ieri, martedì, si è avuto il primissimo assaggio di una Champions League che fino al prossimo giugno promette di regalare serate dolcissime. Davanti alle battaglie delle più forti squadre del continente gli appassionati non possono, infatti, che sciogliersi. Questo nonostante il finale sia, più o meno, già noto. Già, perché solo pochissime, tra le trentadue presentatesi ai nastri di partenza, puntano a mettere le mani sulla coppa. Per la maggior parte delle compagini in lizza, il successo finale non è neppure in discussione. Pensano a Pierre de Coubertin, piuttosto che a Giampiero Boniperti.
«Manchester City, Bayern Monaco, Real Madrid, Inter, che è tecnicamente e caratterialmente cresciuta dopo la finale dell’anno scorso, forse il PSG, anche se non è una vera e propria squadra… alla fine vincerà una tra queste - è intervenuto Arno Rossini - Spazio per le sorprese non ne vedo. Certo, qualcuno può anche fare un torneo al di sopra delle aspettative, non penso però proprio possa arrivare fino in fondo».
Servono i soldi.
«Servono la storia, il blasone, l’abitudine a stare su certi palcoscenici. Avere grande disponibilità economica è importante, fondamentale, certo, ma non sufficiente. Basta guardare quel che hanno combinato a Parigi negli ultimi anni».
Anche il City, prima dell’avvento della proprietà emiratina…
«Ma a differenza del PSG non ha pensato solo a collezionare figurine. Ha scelto un allenatore importante, gli ha permesso di impostare il suo metodo di lavoro, lo ha sostenuto… certo, gli ha pure comprato tanti campioni, ma in tutto ciò un progetto io lo vedo».
La SuperLega è stata demonizzata perché non rispettava i concetti basilari dello sport. Non teneva conto del merito. Questa Champions per ricchi…
«Una squadra come lo Young Boys, per essere chiari, non potrà mai vincere. Ma tantissimi sono in questa situazione».
Quindi come si giustificano il pathos e l’entusiasmo per i match, se si sa già come andrà a finire?
«Per i club medi o piccoli anche solo partecipare vale tantissimo. L’Europa è una vetrina importante dove mettersi in mostra. E garantisce tanti, tanti, soldi. I bilanci di molti si “sistemano” con i denari garantiti da Nyon. Sono una bella flebo per conti spesso moribondi. I tifosi invece… si accontentano di vedere i loro beniamini dare il massimo. E di sentire la musichetta della Champions».
Per quel che riguarda l’aspetto sportivo, si può sperare in un futuro di maggior equilibrio?
«Non penso proprio. I ricchi continueranno a fare i prepotenti, a fare la voce grossa. E i piccoli non smetteranno di accontentarsi di sperare».
Ma se una società sana, con un bel progetto, azzecca tutte le scelte, non può pensare di “arrivare”?
«Non ne avrebbe il tempo. Gli stessi calciatori protagonisti, negli anni, della sua crescita, sarebbero infatti i primi obiettivi di mercato delle big».