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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«Niente panettone? Piuttosto, niente statuina nel presepe»

11.10.23 - 07:00
Arno Rossini: «Juve e Italia? Guardiola non si incastra bene»
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«Niente panettone? Piuttosto, niente statuina nel presepe»
Arno Rossini: «Juve e Italia? Guardiola non si incastra bene»
Rudi Garcia e il rapporto con i senatori: «Per quanto fatto nella scorsa stagione, i giocatori partenopei si sentivano e si sentono ancora - sbagliando - dei semidei».
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NAPOLI / TORINO - Per qualcuno servono a poco, sono solo un contorno, per altri sono decisivi. Molti non sopportano i “giochisti” e… ancor di più fanno fatica a digerire i “risultatisti”. Il mestiere più difficile nel mondo del calcio, addirittura più di quello dell’arbitro, è senza dubbio quello dell’allenatore. Tranne quelli alle guide di squadre sempre vincenti - e non ce ne vengono in mente molte - di giorni tranquilli, i tecnici, ne vivono infatti pochi. Pure le soste per le nazionali, periodi solitamente di “calma piatta” sono ormai pericolosi: c’è qualcuno che in questi rischia di perdere il posto…

Come, per fare un nome non a caso, Rudi Garcia, finito sulla graticola per essere riuscito, in poche settimane a trasformare il Napoli da macchina perfetta a giocattolo ammaccato.

«Ha accettato una sfida non facile - ha sottolineato Arno Rossini - ha accettato di mettersi alla guida di una squadra reduce dalla vittoria dello Scudetto».

L’ultimo Napoli sembra un lontano parente di quello che in primavera ha conquistato il tricolore.
«È vero, ora manca un po’ tutto. L’entusiasmo, l’intensità, la convinzione: tutto quello che ha reso grandi i partenopei ora non si vede. Certo, non è semplice ripartire dopo una gioia tanto grande, non è semplice far ritrovare a tutti il giusto equilibrio».

Equilibrio, nello spogliatoio, è proprio quello che sembra mancare.
«Proprio nel rapporto con la squadra, più che a livello tecnico, è dove sembra aver commesso l’errore più grande il tecnico francese, uno che ha fatto così così a Roma, non bene all’Olympique Marsiglia, all’Olympique Lione e poi è andato all’Al-Nassr. È stato giusto fissare delle regole e provare a ritagliarsi il giusto spazio; l’allenatore avrebbe in ogni caso dovuto tener conto del fatto che, per quanto fatto nella scorsa stagione, i giocatori partenopei si sentivano e si sentono ancora - sbagliando - dei semidei. Almeno i senatori. Evidentemente il dialogo non è andato nella giusta direzione».

Quei giocatori che sembrano in alcuni casi delle brutte copie di quelli visti qualche mese fa.
«Kvaratskhelia su tutti sembra un altro. È per quello che dico che il problema è psicologico prima ancora che tattico. E non credo che una soluzione sia a questo punto semplice. Spalletti, che è un furbone, sapeva quello a cui sarebbe andato incontro e ha fatto un passo indietro. Garcia ci è invece finito in mezzo. In più deve misurarsi quotidianamente con Aurelio De Laurentiis, presidente difficile e ingombrante…».

Sembra destinato a non mangiare il panettone.
«Diciamo che la sua situazione è più che scomoda. Più che non mangiare il panettone, rischia di non vedere la sua statuina messa in qualche presepe».

keystone-sda.ch (CIRO FUSCO)Giorni difficili

Chi non ha di questi problemi è Guardiola, che in un recente intervento ha detto di non essere mai stato cercato dalla Juventus. Vero?
«Credibile, lo spagnolo e il club torinese non sembrano incastrarsi alla perfezione. Nessuna società italiana, per essere chiari, sembra adatta a Pep».

Il calcio ormai superato della vicina Penisola?
«No, è una questione di soldi e tempo. Guardiola è per certi versi più grande del club nel quale sceglie di lavorare. È un vincente, ma per averlo si devono mettere in conto investimenti importanti. Per pagargli lo stipendio, per pagarlo al suo enorme staff, e poi per il mercato. Al Barcellona, al Bayern Monaco e ora al Manchester City, lo spagnolo ha sempre preso giocatori funzionali al suo calcio. Di solito indica tre “profili” e riesce sempre ad assicurarsi la prima scelta. Lavorando in Italia, facesse una lista con tre nomi, dovrebbe accontentarsi di prendere il… sesto».

E il tempo?
«La pazienza. Faccio fatica a immaginarmi un club italiano che, investiti milioni, non si aspetti un ritorno, economico e di risultati, immediato. Che non voglia tutto e subito. Ma non funziona così. Quanto tempo ci ha messo Pep a vincere la Champions a Manchester? Appunto…».

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