La proroga del Decreto Crescita non è stata approvata. Già da gennaio sarà una rivoluzione (fortemente al ribasso) nel mercato della Serie A
Da Marotta a Furlani, passando per Lotito: il pensiero è condiviso. La competitività di tante squadre italiane, tanto più sul palcoscenico europeo, è destinata a scendere. «Nessun vantaggio, questo tipo di situazione va solo a distruggere alcune società».
ROMA - Una doccia gelata, un autogol clamoroso, un colpo tremendo per la Serie A. Questo, in estrema sintesi, il pensiero di tante società dopo il dietrofront del Governo italiano sul decreto crescita - proroga non approvata - e dunque sulla fine di una misura che permetteva ai club di ottenere forti agevolazioni fiscali per l'ingaggio di calciatori e allenatori (pensiamo ad esempio a Lukaku, Thuram e Mourinho), in arrivo dall'estero. Insomma tante squadre - pensiamo solo a Milan, Inter, Juve e Roma - dovranno rivedere e diminuire pesantemente l’ingaggio netto che possono offrire ai singoli calciatori.
«Nel momento in cui il calcio italiano sta risalendo la china nel ranking, con tre squadre reduci dalle finali europee, l'abolizione del Decreto Crescita è un autogol per il mondo del calcio e per l'economia del Paese», ha spiegato a “Sky Sport” l'ad dell'Inter Beppe Marotta.
«Le agevolazioni avevano come obiettivo quello di facilitare l'ingresso in Italia di giocatori di qualità. Adesso invece è un handicap, e il danno prodotto sarà irrimediabile. Senza questi calciatori il nostro campionato verrà fortemente impoverito e il prodotto “Serie A” ne risentirà (anche a livello di guadagni con i diritti tv). Saremo meno competitivi. Non solo le grandi, ma anche le medio piccole avranno meno introiti. Un vantaggio per la Nazionale e i giovani talenti? Assolutamente no, non erano svantaggiati dall'arrivo di campioni dall'estero. Questa decisione non porterà nessun beneficio al nostro calcio».
Già in novembre, quando l’eliminazione della tassazione agevolata nel calcio era solo uno “spettro” all’orizzonte, l’ad del Milan Giorgio Furlani - esperto di finanza - aveva lanciato l’allarme. «Toglierlo sarebbe una pazzia. È l'unica leva per mantenere il calcio italiano competitivo rispetto agli altri campionati».
E invece è andata proprio così… «Bella e grande fesseria - ha commentato Claudio Lotito, presidente della Lazio - Il vero problema è che questo tipo di situazione va a distruggere alcune società, e in mezzo ci sono grandi club come il Milan, la Juve e anche la Roma».