Entriamo nel mondo del Futsal con un esperto in materia: Ramon Consoli.
«Questa disciplina consente soprattutto di migliorare la tecnica a 360 gradi, la velocità nel prendere le decisioni, i movimenti senza palla, la precisione del passaggio, il tocco con la suola, così come l'uno contro uno, la cui affinazione è favorita dagli spazi più stretti».
BELLINZONA - In Svizzera il Futsal cresce. Non alla velocità di ciò che accade in altre Nazioni - come la Francia per esempio, che ha investito milioni di euro - ma anche nel nostro Paese si sta provando a promuovere questo sport. In tal senso la Federazione Ticinese di Calcio, tramite diverse iniziative e l'organizzazione della "Youth Brack League Futsal Cup", si sta adoperando per portare avanti questo progetto, anche grazie alla competenza, alla passione e alla dedizione di Ramon Consoli, responsabile ticinese della Ftc per il Futsal e oggi allenatore dei portieri della Nazionale. L'obiettivo è chiaro: introdurre questa disciplina nei settori giovanili come sport propedeutico, complementare al calcio e non come suo sostituto.
Ramon, com'è la situazione alle nostre latitudini? C'è ancora troppa diffidenza verso questo sport?
«Molte volte sono più gli allenatori a essere diffidenti verso il Futsal. Invece non dev'essere così poiché il nostro compito è quello integrarlo nel calcio e non ha assolutamente uno scopo sostitutivo».
Perché portare il Futsal nel calcio?
«Ci sono diversi motivi. Questa disciplina consente soprattutto di migliorare la tecnica a 360 gradi, la velocità nel prendere le decisioni, i movimenti senza palla, la precisione del passaggio, il tocco con la suola, così come l'uno contro uno, la cui affinazione è favorita dagli spazi più stretti. Se prendiamo il portiere, la tecnica dell'uscita "a croce" - alla Neuer, per intenderci - arriva proprio dal Futsal».
Qual è il messaggio che deve passare?
«Quando incontro le varie squadre dico sempre a tutti che il mio obiettivo è quello di "potenziare" il loro calcio e non trasformarli in giocatori di Futsal. È uno strumento dal quale i giovani calciatori possono trarre giovamento, se usato e sfruttato nel modo giusto».
Il Brasile insegna...
«Tutti sappiamo quanto i brasiliani, in generale, siano forti a calcio. Bisogna sapere che, a causa della mancanza di campi, i bimbi giocano principalmente a Futsal fino a 12 anni. Questo la dice lunga... Un altro esempio è la Francia: hanno investito 20 milioni e adesso sono in prima fascia a livello Mondiale».
La nostra Nazionale, della quale sei appunto allenatore dei portieri (nello staff ci sono anche i fisioterapisti ticinesi Simone Camarca e Stefano Chisari), è reduce dalle prime partite valide per la qualificazione all'Europeo 2026...
«Vincendo due incontri su tre ci siamo qualificati per la seconda fase che si terrà fra dicembre ad aprile. Siamo contenti».
Raccontaci, infine, il tuo percorso...
«Ho cominciato a giocare a calcio, ma forse è andato tutto troppo velocemente visto che a 16 anni ero già a Bellinzona come secondo portiere. Un po' per la mia statura e un po' perché mi sono rotto le ginocchia, la mia carriera ne ha risentito. Dopo un'avventura a Lugano ed essere tornato per un breve periodo nella capitale, è a Biasca che ho concluso la carriera prima del mio passaggio al Futsal. Ho giocato – fra le altre – un anno e mezzo a Berna nel Futsal Minerva, la squadra più forte in Svizzera dove ho vinto il campionato. In Ticino, purtroppo, dopo la sparizione del Giubiasco e del Lugano Pro Futsal (compagini cantonali nelle quali Consoli ha giocato, oltre all'AS Jogaleros che oggi milita in Swiss Second League, ndr), non ci sono più squadre ad alto livello. Speriamo che un giorno questo aspetto possa cambiare...».
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