Lopetegui? «Un club serio non fa le sue scelte in base all’umore della piazza»
Arno Rossini: «Un big al Milan? I grandissimi allenatori scelgono le società ricche e determinate a vincere subito».
MILANO - Uno vince, tutti gli altri (o quasi) passano dei guai. È duro il mestiere dell’allenatore. È duro soprattutto quando la fine della stagione si avvicina e, per questo, le certezze sono minime.
Prendiamo per esempio il Milan: Stefano Pioli, che pur ha lasciato il segno nel passato recente del club, non è più sopportato dai tifosi. E dire che una volta la curva cantava e ballava l’ormai celeberrimo coro “Pioli is on fire”.
«È finito un ciclo - ha sottolineato Arno Rossini - il mondo rossonero sta solo aspettando di voltare pagina».
E abbracciare un nuovo condottiero. Nei giorni passati si è molto chiacchierato di Julen Lopetegui, anche se nelle ultimissime ore le sue quotazioni sembrano in ribasso.
«Sembrava il candidato principale per quella panchina, è vero. Ed è vero che parte dei tifosi lo sta osteggiando».
Uno dei grandi misteri del calcio. Perché criticare ancora prima che uno sia arrivato?
«Perché, in questo caso, non è un “nome”. Lopetegui è un allenatore esperto, che ha dimostrato di poter lavorare e ottenere risultati ad alto livello. Non ha però quello spessore e quell’aura capaci di entusiasmare una piazza ambiziosa».
Il Milan attuale non è una squadra top d’Europa. Comprensibile che non attiri un mister top.
«Per quelli, per i Guardiola, gli Ancelotti, i Klopp… devi mettere sul piatto un’offerta importante. E questa, al momento, in rossonero non possono permettersela».
Stiamo parlando di stipendio?
«Anche. Per convincere uno dei migliori del mondo a sposare la tua causa devi essere disposto a pagarlo tanto e a garantirgli un contratto lungo. Oltre a questo, più di questo, però, contano le possibilità del club. I grandissimi allenatori scelgono le società ricche e determinate a vincere subito. Quelle nelle quali si può fare mercato senza alcuna limitazione, quelle nelle quali i calciatori di primo piano accettano di andare».
E Lopetegui?
«Ha un profilo diverso. Quello del professionista in grado di scegliere i giovani giusti e, con un gioco propositivo, di farli crescere. Che mi pare sia poi l’obiettivo della società. Di quei dirigenti che non dovrebbero farsi condizionare dalle proteste dei tifosi. Un club serio non fa le sue scelte in base all’umore della piazza».
Tornando a Pioli, nelle ultime settimane si è visto criticare pure da qualche giocatore. Al momento del cambio…
«Pioli, Allegri, Klopp… fateci caso: tutti allenatori che difficilmente il prossimo anno occuperanno ancora le loro panchine. Una volta capito che il “capo” cambierà, qualche giocatore, quelli che pensano prima di tutto ai loro interessi, pensa che mancare di rispetto sia consentito. Trovo tutto ciò assolutamente irrispettoso, oltre che molto falso».
Falso perché?
«Perché se ce l’hai con il mister, se non sei d’accordo con le sue scelte, non aspetti la fine della stagione per fare scenate. Invece questi, come un predatore, sentono l’odore del sangue della preda ferita e si scatenano. Pessimo comportamento e atteggiamento. Le società, a mio avviso, dovrebbero intervenire, ma in queste occasioni spesso preferiscono voltarsi dall’altra parte».