Sogno realizzato, e ora il monegasco può graffiare
La Red Bull deve guardarsi le spalle.
MONTE CARLO - In Formula 1 esistono ancora le favole. Non ci sono altri modi di raccontare il trionfo di Charles Leclerc a Monaco, sulle strade dove da giovanissimo viaggiava in minibus per andare a scuola. Prendete un bimbo che nasce a Monaco da una famiglia benestante ma non ricca al punto da finanziargli una carriera nel motorsport. Mettetelo su un balcone a giocare con le automobiline da corsa. Lui la sceglie rossa e poi da lontano sente il rombo delle auto vere impegnate nel Gran Premio. È il richiamo della foresta.
Il bambino comincia a sognare insieme a papà, che allora inizia a portarlo sui kart insieme a un amico che ha un figlio di qualche anno più vecchio. Jules (Bianchi) e Charles diventano amici più dei padri. Jules diventa un pilota davvero e un giorno si fa accompagnare a Maranello da quel ragazzo che è ancora troppo giovane per poter entrare nel tempio. Aspetta fuori e continua a sognare. “Chissà se un giorno diventerà pilota anche lui”, “Chissà se salirà mai su una Ferrari…”. Sogna a occhi aperti, sogna con papà, sogna con Jules che intanto lo presenta al suo manager Nicholas che è il figlio del grande Jean Todt. È l’incontro che gli cambia la vita.
Senza Todt la carriera di Charles (e di suo fratello Arthur) sarebbe finita sul nascere… ma prima di sbocciare il fiore Leclerc deve sopravvivere a un paio di tempeste emozionali. Un male si porta via papà, un incidente a Suzuka si porta via Jules.
Resta solo con il cuore pieno d’amore e di ricordi. Quelli che gli rimbalzano in testa nei giri finali del Gran Premio di Monaco, quelli che gli fanno sgorgare le lacrime mentre fuori sta esplodendo la festa. Si sta realizzando il sogno che faceva con papà Hervé. Si commuove anche il Principe Alberto, che oggi è suo compagno di giochi, ma un tempo lo riceveva a Palazzo come tutti i bambini del Principato per i regali di Natale. Se non è una favola questa ditemi voi che cos’altro può essere… neppure gli sceneggiatori di Netflix potevano inventarsi una storia così.
La favola però si porta dietro anche un messaggio: il Gran Premio più noioso della storia (difficile pensarla diversamente) potrebbe diventare quello della svolta. Per Charles, che ora non avrà più la maledizione di Monaco in testa, ma anche per il Mondiale. Dopo 8 gare potrebbe nascere un campionato diverso, combattuto e non un lungo monologo di Verstappen. Adesso ci sono anche Ferrari e McLaren a lottare per la vittoria. Tre vincitori diversi nelle ultime tre prove significano questo. D’accordo, Miami, Imola, Monaco sono tre piste particolari, ma la Red Bull non è più imbattibile come sembrava all’inizio della stagione. Max deve prendersi dei rischi e Perez è addirittura naufragato. Pensare al Mondiale Costruttori non è vietato. Ferrari e McLaren giocano di squadra, la Red Bull ha un uomo solo, e anche se è ancora al comando potrebbe non bastare.