Gaston Magnetti, ex bomber di Bellinzona e Chiasso, sogna la doppietta con Spagna e Argentina
«Partono entrambe favorite, ma le avversarie sono toste. La Colombia gira a mille, un po' come ha fatto la Svizzera all'Euro. L'Albiceleste? Chapeau a Scaloni e all'AFA».
MIAMI/BERLINO - Da una parte la Copa América, dall’altra l’Europeo: per gli amanti del calcio sarà un weekend di fuoco. Prima con Spagna-Inghilterra, in campo a Berlino alle 21, poi, nella notte, toccherà ad Argentina-Colombia, coi riflettori che si sposteranno sull’Hard Rock Stadium di Miami (02.00 ora svizzera). Due finali da vivere tutte d’un fiato per Gaston Magnetti, che sogna una clamorosa doppietta e in questo momento è tra le persone sicuramente più felici in Ticino. Ebbene sì perché il 39nne, ex bomber di Bellinzona e Chiasso, ha il doppio passaporto argentino e spagnolo.
«Diciamo che qualcosa dovrei vincere, spero di non rimanere a bocca asciutta… - intervenire sorridente l’ex attaccante - Preparo una bottiglia, ma per non “gufarla” non la metto ancora al fresco. Sicuramente domenica guarderò le finali, poi lunedì farò un po’ fatica ad alzarmi ma pazienza (ride, ndr)».
Partiamo allora dalla Copa América. Leo Messi, a segno in semi contro il Canada (2-0), ha stabilito un nuovo record raggiungendo la settima finale (5 nel trofeo continentale, 2 ai Mondiali). L’Albiceleste è campione in carica in entrambe le competizioni. Insomma si vola…
«Vincere aiuta a vincere. Anche gli episodi stanno girando per il verso giusto. Adesso non stanno giocando sui livelli del Qatar o dell'ultima Copa América, ma la squadra c’è eccome. Gregari, lottatori, talenti. C'è tutto. Penso anche a centrocampo e difesa, come pure al Dibu Martinez. Può piacere o meno caratterialmente, ma tra i pali è una garanzia. Scaloni poi ha creato un grande gruppo, sempre affamato. Per alcuni di questi “giovanotti” si avvicina la fine di un’era. L’ultimo ballo. Penso in primis a un campione come Di Maria. Vincendo l’Argentina arriverebbe a quota 16, staccando anche l'Uruguay e diventando la più titolata di sempre».
L’Argentina ride, il Brasile piange (ancora). I verdeoro non sono squadra e hanno infilato un altro flop.
«Erano già arrivati male al torneo. Pensiamo ancora all'Albiceleste: delle ultime 61 partite ne ha perse solo 2. Vuol dire 59 risultati utili. Anche per questo domenica parte con l’etichetta di favorita, benché la Colombia sia squadra vera e tosta. Hanno un allenatore che conosce benissimo l'Argentina (Nestor Lorenzo è argentino, ndr) e un James Rodriguez rigenerato. Sono in forma e stanno benone, un po’ come la Svizzera all’Europeo. Però 59 risultati utili sono un’enormità. Il Brasile no. Fa fatica, ha cambiato ancora guida tecnica e non trova la quadra. Ha ancora dei grandi giocatori, ma non riescono a trovare il giusto mix come ad esempio Uruguay e Cafeteros. Penso che per la Seleção non sarà facilissimo nemmeno l’avvicinamento al prossimo Mondiale. Carta canta e in questi anni Neymar, quando c’era, ha sempre fatto la differenza».
Torniamo in Europa e parliamo di quello che si è visto in Germania.
«La Spagna ha impressionato e penso parta favorita. Ha dei giovani come Yamal e Nico Williams che spingono da paura e sono in stato di grazia. Hanno una chiara idea di gioco, che cercano di imporre a prescindere. L’Inghilterra ha fatto bene in semi, ma nel complesso è stata salvata più dai singoli che dal collettivo».
Chi, come il Brasile, ha vissuto un’estate di delusioni è l’Italia. Insomma due tra le nazionali più iconiche e vincenti di sempre stanno annaspando tra dubbi di ogni genere. Spagna e Argentina brillano, verdeoro e azzurri no. Situazioni allo specchio.
«Vero. Per l'Italia mi sembra di rivedere l’Argentina di sette-otto anni fa, dove regnava soprattutto confusione. Non solo come talenti, ma a livello strutturale, di Federazione. Poi ne sono usciti grazie al Presidente AFA Claudio Tapia e Scaloni. L’Italia mi sembra in una crisi anche più profonda, che fatico a decifrare. Il problema è che all’orizzonte non vedo figure e talenti alla Baggio o Del Piero, per dirne due. Vedo un grosso problema, difficile da risolvere. Il paragone col Brasile regge, ma loro almeno hanno già dei talenti e dei “colpi” in canna. Qua invece sono nascosti e dovranno essere bravi a scovarli. L’Euro vinto nel 2021 ha “insabbiato” i problemi. Ma da lì, tra Mondiali mancati ed Euro, sono arrivate altre due pesanti mazzate».