«Con Lugano e Bellinzona la passione te la senti sulla pelle»
«Il Bellinzona è una grandissima incognita».
LUGANO/BELLINZONA - Le meraviglie dell’Europeo sono ancora negli occhi di tutti. Sono vive tanto quanto, ormai, destinate a essere archiviate. Il presente odora infatti già di campionato. Di Super League e Challenge League. Di Grasshopper e Wil, prossimi avversari rispettivamente di Lugano e Bellinzona.
«Passare dalle trame disegnate dalle varie selezioni a quelle di squadre che rappresentano “solo” delle città non sarà semplice - è intervenuto Arno Rossini - ma le emozioni, posso garantirlo, rimarranno grandissime. Saranno solo diverse. Nel primo caso c’è un’intera nazione che spinge i propri beniamini, è vero; nel secondo però la passione te la senti sulla pelle. Starà ai vari club, nel nostro caso a Lugano e Bellinzona, impegnarsi per riuscire a trasformare in entusiasmo l’interesse dei tifosi».
Bianconeri e granata, come siamo messi?
«Parto dai primi. Devo dire che mi piacciono. Molto. Qualcuno ha lasciato, ma quelli usciti sono stati sostituiti con giovani interessanti come Dos Santos, Zanotti o Papadopoulos. Chi è rimasto ha invece un anno di esperienza in più; può indicare la via, può fare da esempio. Secondo me il Lugano è migliorato rispetto all’anno scorso, quando chiuse secondo in campionato».
Ciò significa che può vincere.
«Guardassimo il budget, i bianconeri non sarebbero in pole position. L’YB spende di più, ma anche Zurigo e Basilea, mentre Servette e San Gallo sono lì. A Cornaredo però stanno davvero lavorando bene, sono solidi e strutturati. Per questo, quindi, dico di sì: il Lugano ha tutto per conquistare il titolo».
L’ACB?
«È una grandissima incognita. Ho seguito le amichevoli, mi sono informato sulla squadra… al momento mi sembra indietro. Credo che debba rinforzarsi e trovare stabilità per completare un buon campionato».
Il mercato è aperto.
«Vero, ma se arrivi a luglio e la squadra è incompleta, e quando dico così intendo che mancano almeno 3-4 titolari, vuol dire che il tuo obiettivo non può essere quello di vincere. Di salire di categoria. Per fare quello ci vuole una programmazione importante. Si deve partire da lontano. Penso che in granata vogliano un po’ prendere le misure alla Challenge League per poi intervenire dove serve. Così facendo possono però disputare una stagione tranquilla. Nulla più. È quello il traguardo? Benissimo. Fondamentale, secondo me, è comunque che al Comunale riescano a trasmettere delle emozioni: i tifosi hanno bisogno di sognare».