Arno Rossini: «Conte, addio al Napoli? Non sorprenderebbe»
«La società che fissa un obiettivo non raggiungibile è... un buon motivo per salutare».
NAPOLI - La qualificazione soffertissima in Coppa Italia e l’esordio-horror in campionato: si sapeva che il Napoli non avrebbe subito potuto brillare, che potesse fare così tanta fatica era però impensabile. Sempre convinti che Antonio Conte li porterà in alto, ora che la stagione è scattata i tifosi partenopei hanno comunque cominciato a tremare. E se, invece che un sogno, fino a primavera saranno costretti a vivere un incubo?
«La situazione è complicata, inutile negarlo - è intervenuto Arno Rossini - e non parlo della sconfitta contro il Verona: dopo appena un mese di lavoro e con la rosa ancora incompleta quella non può infatti pesare. Parlo di tutto il contesto. Delle aspettative e della realtà».
Il mister leccese è tostissimo e ambiziosissimo. Pretende tanto ma, se "accontentato" in sede di mercato, è quasi una garanzia di successo.
«Il punto è proprio questo. Quello è un tipo di allenatore vecchio stile, non più attuale. Mi spiego: quanti tecnici possono chiedere e automaticamente ottenere? Cinque, sei forse. Ancelotti al Real Madrid, Guardiola al Manchester City, Luis Enrique al PSG… i soliti insomma. Tutti gli altri devono invece adattarsi. Prima di tutto vengono i conti della società, che vanno fatti tornare, e solo in seguito si pensa all’aspetto tecnico. Il mister moderno è quello che si arrangia, che lavora con i giocatori che il club può ingaggiare e soprattutto con i giovani. E che li valorizza. Un mister moderno è, per esempio, Marco Baroni: l’anno scorso a Verona gli hanno smontato la squadra e nonostante ciò si è comunque salvato. Il mister moderno fa di necessità virtù».
Ciò significa che il Napoli non è la società perfetta per Conte?
«Lì ha le mani legate, è come se fosse in carcere. Quando ha accettato di lavorarci sapeva che ci sarebbero state delle difficoltà, sicuramente però non pensava sarebbero state tanto grandi. A campionato iniziato non ha ancora una punta titolare. Anzi, una ce l’ha: Osimhen, ma non può schierarla. Proprio il nigeriano, che in Campania credevano di poter cedere in fretta per poi reinvestire il ricavato sul mercato, è uno dei grandi problemi dei partenopei».
In molti parlano di nervosismo, di divorzio anticipato.
«Vediamo cosa accadrà fino al 30 agosto, quando chiuderanno le trattative».
Una rosa non competitiva è un buon motivo per salutare?
«La società che fissa un obiettivo irrealistico, non raggiungibile con la rosa a disposizione, è un buon motivo per salutare. A quel punto un veloce addio non sarebbe solo possibile ma anche probabile. Non sorprenderebbe».
Conte sta comunque allenando una big di Serie A…
«Ma in caso di fallimento sarebbe lui a perderci la faccia. E questo, se le mancanze sono di altri, un professionista serio non può permetterselo».