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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«La Nations League? Una coppetta»

11.09.24 - 14:21
«Europeo da primo piano, Nations League da… decimo»
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«La Nations League? Una coppetta»
«Europeo da primo piano, Nations League da… decimo»
Arno Rossini: «Questo è il momento perfetto per rinnovare le rose e fare dei test».
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GINEVRA - Tutto si può dire della Nations League, che martedì ha chiuso il suo primo “giro”, tranne che non sappia regalare sorprese. Chi è uscito con le ossa rotte dall’Europeo è riuscito a fare bene - alcuni benissimo - qualcuno tra quelli che in Germania avevano convinto ha invece deluso. 

Dal torneo continentale sono passati meno di due mesi, sembrano trascorsi due anni.

«La situazione è completamente diversa - è intervenuto Arno Rossini - l’Europeo è un traguardo, è una manifestazione per la quale i giocatori lavorano e si impegnano almeno per due anni. La Nations League invece, con tutto il rispetto, è una coppetta. Se le partite giocate in Germania tra giugno e luglio sono da primo piano, quelle dell’ultima settimana sono da… decimo». 

Così si spiegano le controprestazioni di alcune selezioni, Svizzera in testa?
«Svizzera ma anche altre. I fatti da tenere in considerazione sono due. Il primo, lo abbiamo detto, è che il torneo cominciato la scorsa settimana conta quasi nulla. Così, almeno, è percepito da chi scende in campo. Il secondo è che con la prossima grande manifestazione - il Mondiale 2026 - lontana due anni, questo è il momento perfetto per rinnovare le rose e fare dei test. I selezionatori che devono agire lo fanno ora».

Rischiando di sacrificare prestazioni e risultati.
«Ma in questo momento non sono indispensabili. Anche i tifosi dovrebbero capirlo. Importante è arrivare al top della convinzione e della forma, sapendo perfettamente quello che c’è da fare, ai grandi appuntamenti. E, questo va sottolineato, le competizioni di primo livello la Svizzera difficilmente le sbaglia. Quasi sempre riesce ad arrivarci e ad affrontarle al massimo delle sue possibilità. Poi ci sono anche gli avversari, gli episodi, i rigori…».

Nessuna preoccupazione, dunque, per qualche partita poco convincente e poco spettacolare?
«No. Soprattutto tenendo conto del periodo dell’anno nella quale è stata giocata. Siamo a settembre, i campionati sono appena cominciati, la Champions è alle porte e, per qualcuno, la stagione durerà 50-60 match. Non dimentichiamo che sono i club che pagano lo stipendio. La Nazionale? È brutto da dire ma è così: per molti in autunno è una seccatura. Quando arriva l’email della convocazione per un torneo come questo, le reazioni sono normalmente due. I giovani festeggiano: sono felicissimi di poter rappresentare il proprio Paese. I big alzano invece gli occhi al cielo: sanno che saranno costretti a una fatica inutile». 

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