«La FIFA denunciata? Una strategia per poter chiedere una fetta più grande della torta»
Arno Rossini: «La prossima stagione, una follia».
ZURIGO - Si gioca troppo. Troppi tornei, troppe partite. E a farne le spese è chi scende in campo. E chi è il burattinaio dietro il nuovo corso del pallone? La FIFA, ovviamente, che per questo è stata denunciata alla Commissione Europea.
Capeggiate dalla Liga di Javier Tebas, la European Leagues e Fifpro Europe (ovvero il sindacato dei calciatori) si sono rivoltati contro Infantino e i suoi per “abuso di posizione dominante nell’imposizione del calendario internazionale del 2025-26”. E sono arrivati a minacciare lo sciopero.
«Hanno ragione - è intervenuto Arno Rossini - si sta giocando davvero troppo. E in futuro sarà sempre peggio. La prossima stagione comincerà con il Mondiale per club del 2025 e si chiuderà con il Mondiale allargato del 2026. Una follia».
Per una volta le Leghe stanno muovendosi a salvaguardia dei tesserati?
«Ecco, di questo non sono sicuro. Per quanto lodevole, l’iniziativa portata avanti da Tebas e dai suoi a me sembra semplicemente una strategia per poter chiedere una fetta più grande della torta. La salute degli atleti? Credo piuttosto sia una questione di soldi. Quello è il primo pensiero dei dirigenti. Sempre. Il calcio è una vacca da mungere».
Tante partite, tanti infortuni: i conti tornano?
«Per forza. E non solo perché stando in campo più spesso i ragazzi hanno più probabilità di farsi male. Soprattutto perché, giocando tanto, hanno meno possibilità di allenarsi. E allenarsi bene. Gli allenamenti servono come prevenzione e rigenerazione. Se ogni tre giorni sei però impegnato in un match, quante volte puoi preoccuparti di far “riposare attivamente il tuo fisico” o di fare un lavoro specifico per la “salvaguardia” dei muscoli? Mai, o quasi. Da qui l’aumento esponenziale di ferimenti. Di tutto ciò sono forse felici le compagnie di assicurazione: possono pensare di aumentare i premi…».
La soluzione a tutto ciò?
«Giocare meno, facile. Ma ormai non si torna indietro: il calcio sta andando dritto contro un muro. A grande velocità. Perché quello degli infortuni non è l’unico grande problema che si è creato. C’è anche quello della differenza di competitività tra grandi e piccoli club. Si gioca per vincere, giusto? Quindi, per essere sempre pronte, le società saranno costrette ad allargare le rose. Ad arrivare a gruppi da 30-35 elementi».
C’è spazio per tutti…
«Ma non funziona così. I club più ricchi potranno assicurarsi 35 ragazzi di primo livello, gli altri dovranno invece “accontentarsi” di molto meno, completando la squadra con tanti rincalzi. E così facendo saranno ovviamente sempre più distanti dai big. Già ora a vincere le grandi competizioni sono sempre le stesse sei-otto realtà, in futuro il cerchio potrebbe restringersi ulteriormente».