Arno Rossini: «Un dirigente vecchio stampo avrebbe appeso al muro qualche giocatore»
«Alla Roma dovranno lavorare pensando alla squadra e non al bene o agli interessi dei procuratori».
ROMA - Daniele De Rossi è durato quattro giornate di campionato nonostante fosse fresco di rinnovo. Ivan Juric, poi, è rimasto in sella appena 53 giorni. Raramente come in questa stagione la panchina della Roma si è rivelata scomoda. Pericolosa. Una trappola anche per chi, come Ranieri, sembra pronto a subentrare fino a giugno. E dire che di esperienza giallorossa "Sir" Claudio ne ha da vendere...
«Il problema della Roma non è l’allenatore, non scherziamo - è intervenuto Arno Rossini - lì manca tutto».
Con Juric la squadra ha inanellato una serie di prestazioni orrende.
«La sua colpa è stata quella di accettare un club e una piazza prestigiosi. Ha voluto rischiare e ha preso lo stipendio e… tanti insulti. Errori ne ha commessi, certo, ma raddrizzare velocemente e soprattutto da solo la barca non sarebbe riuscito a nessuno. Nemmeno ai migliori tecnici del mondo».
Una barca alla deriva tra le onde?
«Una barca che non ha timone. E senza timone come si può pensare di governarla? Se devo dare un voto alla Roma di questa stagione dico zero. Anzi, sotto zero».
Come si risolve la situazione?
«Con pazienza e delle mosse azzeccate. Cominciando dalla nomina di un dirigente che capisca di calcio e sappia quel che vuol dire lavorare in una piazza come Roma. Un uomo di esperienza e polso che possa avere carta bianca dai Friedkin. Proprietari che hanno speso tantissimo ma che a livello di conoscenza del pallone…».
Un uomo che possa fare mercato e proteggere, nel caso di necessità, l’allenatore?
«Queste proprietà straniere… se non si affidano a dirigenti esperti rischiano di sprecare montagne di soldi senza ottenere risultati. Fosse stato alla Roma uno come Walter Sabatini o Fabio Paratici, uno vecchio stampo insomma, alla prima polemica inutile sarebbe entrato nello spogliatoio e avrebbe appeso al muro qualche giocatore. Sarebbe servito? Il mister avrebbe visto rinforzata la sua posizione. Non è poco».
Dirigente, allenatore, poi anche i calciatori: a Roma devono cambiare tutto?
«In realtà pesa molto la “testa”. E andare male, quando poi i tuoi “cugini” e grandi avversari stanno invece volando, è tremendo. Per questo non credo che in giallorosso debbano fare rivoluzioni per ritrovare un po’ di competitività. La strada giusta è puntare su elementi che sentano la maglia, i giovani Baldanzi e Pisilli per esempio, o i veterani Pellegrini, Mancini e Cristante, e unire a essi qualche giocatore importante. Ma senza doppioni. E senza spendere tanto per farlo. Basterebbe, anche se non è facile, fare una rosa sensata. Lavorare pensando alla squadra e non al bene o agli interessi dei procuratori, come forse hanno fatto componendo l’attuale rosa».
Azzeccando tutte le mosse, quanto tempo servirebbe per tornare a sognare?
«Questa stagione è andata, ovvio. Già la prossima però, tutto fosse perfetto, la Roma potrebbe puntare a entrare in zona Champions».