«Thiago Motta non ha saputo far salire di livello la Juve»
Arno Rossini: «City appagato, alla Juve manca il fenomeno».
TORINO - Il mercoledì di Champions League ha in serbo per gli appassionati alcuni match veramente interessanti. Uno di questi è Juventus-Manchester City, incrocio tra due grandi che fino a questo punto della stagione hanno fatto tutto fuorché convincere. In Europa, dove sono appaiate a metà gruppo, come nei relativi campionati, nei quali il loro distacco dalla vetta comincia a essere “importante”.
Sulla panchina delle due nobili ci sono condottieri valorosi. Uno, Pep Guardiola da Santpedor, è unanimemente riconosciuto come uno tra i migliori tecnici della storia. L’altro, Thiago Motta da São Bernardo do Campo, è uno degli esponenti più bravi della nuova generazione. Eppure entrambi sono in difficoltà. Insegnano, ma i loro studenti sembrano non riuscire a imparare.
«Il Manchester City ha una rosa fenomenale, partiamo da quello - è intervenuto Arno Rossini - ha avuto qualche infortunio, è vero, ma sta rendendo al di sotto delle aspettative».
Colpa di Pep?
«Io credo che qualche giocatore, di quelli cardine dico, sia saturo. Penso a De Bruyne, per esempio, ma anche altri senatori: hanno un problema mentale. Dopo tanti anni di successi ma anche di martellamenti, di grandi pressioni e lavoro duro, sono arrivati. Sono esausti. Sono appagati. Sono sicuramente meno ricettivi rispetto al passato riguardo alle richieste dell’allenatore».
Ciclo finito?
«Guardiola è bravissimo e sicuramente troverà degli accorgimenti per raddrizzare la situazione. Per come la vedo io, questa potrebbe tuttavia essere una stagione interlocutoria. Di passaggio».
Prima di una rivoluzione?
«Sicuramente il mercato estivo sarà movimentato. Serve rinnovare lo zoccolo duro e inserire delle forze fresche per ripartire. Ma a Manchester le possibilità le hanno».
Il problema della Juve sono invece i campionissimi. Che non ci sono.
«Manca il fenomeno, soprattutto in mezzo al campo. Un Pirlo, per intenderci».
A giugno è arrivato Douglas Luiz.
«Uno che, tenendo conto delle qualità, di quanto mostrato in carriera e del costo del cartellino, cinque-sei partite da titolare probabilmente le meritava. Di problemi a Torino ne hanno però più d’uno».
Tipo?
«Se vuoi primeggiare, ti serve una squadra che abbia un asse centrale fortissimo. Difensore centrale, centrocampista, attaccante. In bianconero hanno perso Bremer - e quella è stata una mazzata -, in mezzo hanno calciatori normali e davanti possono per ora contare solo su Vlahovic. Bravo sì, ma non una punta dall’alta media realizzativa».
I risultati sono dunque figli della rosa mediocre, non dei limiti del mister?
«Thiago Motta ha dei valori e delle idee calcistiche interessanti, sta dando un’impronta di gioco ed è sicuramente un tecnico di prospettiva; è però un po’ in mezzo al guado. Per convincere e superare l’impasse deve riuscire a far passare il “suo” messaggio e, attraverso il gioco, portare tre-quattro vittorie. Serve tempo. Serve pazienza. Diciamo che al momento non ha saputo far salire di livello la squadra. I punti ottenuti, nelle competizioni affrontate, rispecchiano le qualità dei giocatori. Niente di più».