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«All’inizio non capivo la gravità della situazione, è stato più difficile per i miei cari»

Edoardo Bove, colpito da un arresto cardiaco lo scorso 1 dicembre, sa di essere stato fortunato: «Devo essere grato alla vita»
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«All’inizio non capivo la gravità della situazione, è stato più difficile per i miei cari»
Edoardo Bove, colpito da un arresto cardiaco lo scorso 1 dicembre, sa di essere stato fortunato: «Devo essere grato alla vita»
«Ero in campo coi soccorsi a portata di mano: non so come sarebbe andata se fosse successo in un’altra circostanza. Il calcio è ancora troppo importante per me, non posso permettermi di mollare».
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FIRENZE - Primo dicembre 2024. Sono passati quasi tre mesi da quei momenti di grande paura in Fiorentina-Inter, match interrotto al 17’ del primo tempo per l’arresto cardiaco che ha colpito Edoardo Bove. Attimi di terrore seguiti dalla corsa all’ospedale Careggi e le prime rassicurazioni. Oggi il centrocampista della Viola, al quale è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo, ha superato i momenti più difficili e sogna il ritorno in campo.

Il 22enne, in una lunga e interessante intervista a "Vanity Fair", ha ricordato quei minuti drammatici e spiegato come sta vivendo questa fase della sua vita. «Ricordo che ero in campo e che a un certo punto ha cominciato a girarmi la testa come quando ti alzi troppo velocemente dal letto, ho avvertito una sensazione di spossatezza… e basta. Non ricordo di essere caduto - ha spiegato Bove - Mi sono risvegliato in ospedale, toccandomi le gambe perché pensavo mi fosse successo qualcosa al ginocchio. All’inizio non capivo la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. È stato più difficile per i miei cari: loro invece sapevano di avere corso il rischio perdere un figlio o di potermi rivedere in condizioni… brutte».

Bove sa di essere stato fortunato. «Ho rischiato tanto, devo essere grato alla vita perché tutto è successo in un campo di calcio, col soccorso a portata di mano. In 13 minuti ero in ospedale. Non so come sarebbe andata, se fosse successo in un’altra circostanza. Dopo aver metabolizzato, mi sono sentito la persona più felice del mondo».

Ora spera di tornare a giocare, ma non è affatto scontato. In Italia, con le norme attuali, col defibrillatore per lui le porte sono chiuse. L’ex interista Eriksen, dopo il dramma all’Europeo, era tornato in Premier. «Se si decide di mantenerlo in Italia non potrò giocare. Qui da noi la salute viene prima dell’individuo e non sto dicendo che sia una regola sbagliata. Ma all'estero sì, potrei continuare. Ora ci sono volte in cui mi sveglio e non so dare un senso alla giornata. Il calcio è troppo importante per me, non posso permettere a me stesso di mollare così. Io ci riprovo, senza ombra di dubbio. Vedrò anche come starò: se avrò paura, se non sarò tranquillo… allora cambierà tutto. Per adesso la pista percorribile è quella di andare all’estero, ma non escludo affatto di poter togliere il defibrillatore. I medici mi stanno dicendo che c’è questa possibilità».

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