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BELFAST

Il primo arbitro transgender in un match internazionale: «Un grande onore»

Ieri sera Sapir Berman ha diretto la partita delle qualificazioni agli Europei femminili U17, fra Irlanda del Nord e Montenegro.
Imago, archivio
Il primo arbitro transgender in un match internazionale: «Un grande onore»
Ieri sera Sapir Berman ha diretto la partita delle qualificazioni agli Europei femminili U17, fra Irlanda del Nord e Montenegro.
Sabato prossimo la 30enne arbitrerà anche Kazakhstan-Montenegro. «Quando le giovani giocatrici vedono la diversità sul campo, sono aiutate a rendere normale l'inclusione».
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BELFAST - Nella serata di ieri - lunedì 17 marzo - Sapir Berman è stato il primo arbitro transgender a dirigere un match internazionale ufficiale di calcio.

L'israeliana ha infatti diretto la gara valida per le qualificazioni agli Europei femminili Under 17, fra Irlanda del Nord e Montenegro a Belfast. Il prossimo 22 marzo la 30enne – che arbitra da 14 anni nella Prima Lega israeliana – dirigerà invece Kazakhstan-Montenegro.

La designazione di Sapir Berman arriva in un momento storico di forte dibattito sull’inclusione delle persone transgender nello sport. Se da una parte esistono ancora politiche restrittive come negli Stati Uniti - dove sono state introdotte delle limitazioni per le atlete transgender, nelle competizioni femminili universitarie - dall’altra vi sono Paesi come il Canada che puntano su regolamenti più inclusivi. In questo contesto, la figura di Sapir Berman può emeregere come fonte di ispirazione, dimostrando che il talento e la passione non conoscono barriere di genere. «Questo traguardo è un grande onore e un grande orgoglio, ma soprattutto l’opportunità di continuare a fare ciò che amo nel mondo che mi ha plasmato», sono state le sue parole riportate dai media internazionali prima del match. «Affronterò la partita con profonda umiltà nella speranza di fare del mio meglio e di rappresentare il mio Paese, difendendo le mie sorelle della comunità LGBTQIA+ e dimostrando che ogni sogno è possibile grazie a un potente strumento come lo sport professionistico. Quando le giovani giocatrici vedono la diversità sul campo, sono aiutate a rendere normale l'inclusione. Si invia un forte messaggio, ciò che conta davvero è il talento e l'impegno».


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