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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNOItalia, fai tutto male: «I talenti ci sono»

01.07.24 - 11:00
Arno Rossini: «Adesso si capisce Roberto Mancini»
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Italia, fai tutto male: «I talenti ci sono»
Arno Rossini: «Adesso si capisce Roberto Mancini»
«Negli anni passati, il budget che la Lazio destinava al suo settore giovanile era circa un terzo di quello del Lucerna. Ho detto tutto».
Calcio - Europei29.06.2024

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MILANO - “Umiliazione”, “Sprofondo azzurro”, “Mesto rientro”, “Figuraccia storia”. Ma anche un goliardico “Andate a zappare” e un meno educato “Ma andatevene a fan***o”. In pochi giorni i media italiani sono passati dal racconto di un ottavo di finale facilissimo, quasi da non prendere in considerazione, ai processi. Sono passati dai sogni di gloria, non proprio giustificati per quanto mostrato da Donnarumma e soci nel girone, al disfattismo. Il grande accusato? Luciano Spalletti, ovviamente.

«Eppure i segnali c’erano tutti - è intervenuto Arno Rossini - salvo il primo tempo contro l’Albania e dieci minuti finali contro la Croazia, gli azzurri avevano infatti fatto male. E la Svizzera, invece, benissimo. Un po’ di prudenza, di equilibrio…».

Come si riparte dopo un Europeo del genere?
«Vedendo quanto fatto dalla squadra ma, soprattutto, la situazione in cui versa il movimento italiano, mi vien da dire che adesso si capisce Roberto Mancini».

Che ha mollato tutto per l’Arabia. Ma che pure, tre anni fa, portò gli azzurri in trionfo.
«Fu bravissimo in una situazione particolare, lavorando con un gruppo di 18 giocatori. Quella squadra partì molto bene, prese fiducia e in qualche occasione fu anche fortunata. Serve anche questo, sia chiaro. Basta l’episodio».

Spalletti non è riuscito a emularlo, non ci è andato neppure vicino.
«Spalletti ha sicuramente fatto degli sbagli ma è sempre un grande allenatore. Io non riesco proprio ad attaccarlo. Semplicemente, si è trovato a lavorare con un gruppo senza qualità. Cos’altro poteva fare questo povero diavolo? Che colpa ha se i suoi non riuscivano a fare tre passaggi consecutivi?».

Dare un’identità di gioco.
«Errori ne ha sicuramente commessi, lo ripeto. Ma non è il grande colpevole della disfatta dell’Italia».

Su chi si deve puntare il dito?
«Su una Federazione che non ha ancora capito che la strada giusta, l’unica percorribile mi vien da dire, è quella di dare spazio ai giovani. In Italia i talenti ci sono, quello che manca è la voglia di coltivarli e farli crescere. Di accompagnarli tra i 15 e i 20 anni, quando sono promesse e non giocatori formati. Riccardo Calafiori è un esempio perfetto: vi sembra normale che un calciatore con quelle qualità sia dovuto passare da Basilea perché in Italia non aveva offerte da club di alto livello?».

Pazienza non ce n’è mai stata.
«Pazienza è il termine giusto. In Italia non ce n’è, e questi sono i risultati. Peccato perché il bacino d’utenza è enorme e la passione non manca: con la giusta strategia per quel che riguarda i settori giovanili, il livello del pallone azzurro tornerebbe a essere molto alto. Il problema è che non è comunque detto che il disastro dell’Europeo, come successo con quello relativo alle due mancate qualificazioni al Mondiale, faccia cambiare qualcosa nella vicina Penisola».

Il Milan ha da poco ufficialmente la squadra “Futuro” in Serie C.
«Come la Juventus. Una strada del genere dovrebbero però percorrerla tutti i club medio grandi. La verità è che ai presidenti non interessa il bene del pallone italiano, interessa guadagnare. Per questo pensano al tutto e subito invece che alla programmazione. Volete un dato significativo: negli anni passati il budget che la Lazio destinava al suo settore giovanile era circa un terzo di quello del Lucerna. Ho detto tutto».

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