Arno Rossini: «Per uno che vive per il gol, il fatto di non riuscire a segnare è sicuramente frustrante»
«Una vita senza adrenalina, per un professionista che per 25 anni ha programmato le sue giornate in base alla partita, è una prospettiva da spavento».
FRANCOFORTE - Più che per i balzi di Diogo Costa, le occasioni di una Slovenia encomiabile o le accelerazioni di Leão, l’ottavo di finale che ha visto protagonista il Portogallo sarà ricordato per la disperazione di Cristiano Ronaldo, che per un errore dal dischetto nei supplementari si è sciolto in lacrime. Lui, l’eroe inscalfibile, si è mostrato umano. Ha dimostrato di avere sentimenti, provare emozioni.
«La maglia della Nazionale, quando indossata, pesa tantissimo - è intervenuto Arno Rossini - molto più di quella di un semplice club. Competizioni come l’Europeo portano con loro tanto onore ma anche grandi responsabilità. È dunque comprensibile una reazione del genere per uno sbaglio potenzialmente decisivo. In quelle lacrime io ho visto tanta sincerità, tanta genuinità».
Altra chiave di lettura: “quell’errore mi è costato un nuovo record”.
«Il pensiero di Cristiano? Non credo proprio. Anzi, sono certo che neppure per un attimo gli siano passati per la testa i “numeri” personali. Per il Portogallo lui è un’istituzione, un mito: tra dieci, venti, cinquant’anni sarà ricordato come il miglior lusitano della storia. Detto questo, si sente quindi in dovere di trascinare, di decidere. Sbagliando ha semplicemente pensato di aver tradito la fiducia dei compagni. E pure quella che tutti i suoi concittadini ripongono in lui».
Oppure ancora: “ogni partita potrebbe essere l’ultima…”.
«Ecco, questo sì. Sono sicuro che proverà a essere presente al Mondiale 2026; il futuro non gli dà in ogni caso grandi garanzie. A 39 anni è infatti difficile fare previsioni sportive. Il calciatore Ronaldo sarà ricordato come fenomenale. L’uomo Ronaldo però ha davanti a sé un periodo durissimo, rischia di finire in un buco nero. Se non lo sta già facendo, quando smetterà dovrà farsi aiutare per superare lo shock del cambiamento. Una vita senza adrenalina, per uno che per 25 anni ha programmato le sue giornate in base alla partita, è una prospettiva da spavento».
Ultima chiave di lettura: “nemmeno così riesco a battere un portiere”.
«Inutile girarci intorno: l’età, ma molto più il fatto che stia giocando in un campionato non allenante, non proprio competitivo, hanno rallentato il portoghese. Ora arriva sempre un decimo di secondo in ritardo, è sempre di qualche centimetro fuori posizione. È passato dall’essere eccezionale a “solo” ottimo. E per uno che vive per il gol, il fatto di non riuscire a segnare è sicuramente frustrante. Se poi in più, appunto, la tua mancanza rischia di far affondare la tua nazionale…».