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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«Attaccamento alla maglia e senso di appartenenza non mancano, però…»

11.07.24 - 10:33
Arno Rossini: «Vincere con la Nazionale? Sì, ma prima di tutto garantirsi la sicurezza economica»
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«Attaccamento alla maglia e senso di appartenenza non mancano, però…»
Arno Rossini: «Vincere con la Nazionale? Sì, ma prima di tutto garantirsi la sicurezza economica»
«Ricardo Rodriguez è entrato nell’Europeo con tanti dubbi, ne è uscito con tante speranze».
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BERLINO - Musi lunghi, occhi al cielo, anche qualche lacrima. Davanti all’irrimediabilità di un’eliminazione i giocatori si sciolgono. Lo abbiamo visto più volte in questi giorni di Europeo: al triplice fischio dell’arbitro i protagonisti della squadra sconfitta sprofondano - comprensibilmente - nello sconforto. Stanno male. Ma non all’infinito. 

«Per quelli che giocano in selezioni ambiziose il colpo è forte - è intervenuto Arno Rossini - ma il lutto dura poco. Quanto? Secondo me non più di una settimana. Questo però non perché non interessati alla loro nazionale, quanto piuttosto perché non hanno tempo». 

Ci sono le vacanze…
«Certo, ma soprattutto c’è la nuova stagione che arriva prestissimo. Le squadre che partecipano ai grandi campionati stanno ricominciando a lavorare in questi giorni. I reduci dalle nazionali di solito hanno il permesso di aggregarsi al gruppo in ritardo, ma stiamo parlando di appena tre settimane. Sono insomma obbligati a voltare pagina: non hanno tempo per piangersi addosso. C’è inoltre da fare una distinzione riguardo ai calciatori che hanno partecipato all’Europeo: quelli che hanno un contratto valido e quelli che sono liberi».

I secondi hanno vacanze più lunghe.
«Hanno molti più pensieri, a dire il vero. I primi sanno già tutto del loro futuro. E per questo hanno anche avuto la possibilità di giocare il torneo continentale con la mente sgombra. Gli altri invece, più che alle ferie, devono pensare a come e dove sistemarsi».

Stiamo parlando di campioni…
«Quelli più forti devono solo preoccuparsi di scegliere il club più prestigioso. Quelli solo “normali” hanno invece meno certezze. Un Ricardo Rodriguez per esempio, reduce da un quadriennio al Torino, non avrà molti giorni sereni davanti a sé: non sa ancora cosa gli riserva il futuro».

Possibile che non gli arrivi l’offerta giusta?
«Offerte gliene arriveranno di certo, che siano anche “giuste” questo è tutto da vedere. Ho citato Ricardo come esempio di una categoria di calciatori. Il suo caso specifico è ancora più particolare: è entrato nell’Europeo con tanti dubbi, ne è uscito con tante speranze. Le belle prestazioni fornite in Germania hanno infatti di sicuro fatto salire la sua quotazione».

Le partite con la Nazionale come vetrina.
«È così per tutti. Certo, ci sono l’attaccamento alla maglia e il senso di appartenenza; più forte di tutto è però è il richiamo dei soldi, la volontà di rendere migliore possibile la propria carriera. Sono professionisti, sanno che possono lavorare fino a 35 anni o qualcosa del genere e quindi provano a guadagnare il più possibile. Vincere con la Nazionale? Sì, ma prima di tutto garantirsi una sicurezza economica. È tutto lì. E non c’è niente di cui sorprendersi o scandalizzarsi».

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