Spagna e Inghilterra si contendono la corona d'Europa
La grazia iberica contro la potenza britannica.
BERLINO - Potente e ordinata, anche se non certo ricca di fantasia, l’Inghilterra ha fatto il suo dovere: a tre anni dalla delusione di Wembley è tornata in finale all’Europeo. Di buone notizie, per la truppa di Gareth Southgate, sembrano però non essercene altre. Perché limitarsi a partecipare, pure se si tratta dell’ultimo atto di un grande torneo, non è qualcosa di eccezionale. La medaglia d’argento è infatti (quasi) sempre vissuta con fastidio.
Ciò vuol dire che, davanti alla Spagna, che affronterà domenica sera (ore 21), la selezione dei Tre Leoni è di sicuro spacciata? No, significa che non giocherà con appiccicato il ruolo di favorita. Anzi, di più, significa che, per quanto visto e quanto si sa, per “rinfrescare” la statistica che non la vede quasi mai sollevare un trofeo (unico successo, il Mondiale casalingo del 1966) dovrà completare un’impresa.
I dati contano sempre: permettono di “dipingere” un quadro dettagliatissimo della situazione. Ci sarà un motivo se, in un grande torneo (ci perdonino quelli della Nations League se non li consideriamo), nei 90’ o 120’ i britannici non riescono a battere gli iberici addirittura dal 1980. Conta la qualità dei calciatori schierati negli anni, conta anche il modo di giocare delle Furie rosse, da sempre più che indigesto per i sudditi di regina e re. Altro aspetto non di secondaria importanza: la Spagna è, senza ombra di dubbio, la selezione più bella, organizzata e convincente vista nel torneo. Ha vinto tutte le sei partite disputate segnando tanto e subendo quasi nulla (13 reti fatte, 3 subite), ha a lungo dominato l’avversario che si è trovata di fronte faticando - se così si può dire - solo nel quarto di finale contro la Germania. Ha strappato applausi insomma, abbinando spettacolo e concretezza.
L’Inghilterra ha invece penato tanto. Sempre. Ha colto un solo successo nel girone (contro una Serbia inguardabile) e ha continuato a balbettare anche nella fase a eliminazione diretta, nella quale ha superato tre turni grazie a due reti in extremis (Bellingham contro la Slovacchia, prima del sigillo di Kane nei supplementari, e Watkins contro l’Olanda) e a un “giro” di rigori (contro la Svizzera). Proprio questo carattere, unito alla buona impressione comunque fatta contro i tulipani, potrebbe in ogni caso essere il punto di forza di Foden e soci che, questo sì, davanti alle difficoltà non sono mai arretrati. E se fosse arrivato il loro momento?
Giovanissima e ricca di talento, la Spagna punta ad aprire un nuovo ciclo; deve in ogni caso fare i conti con i Leoni, che non hanno alcuna intenzione di arrivare (una volta ancora) tardi all’appuntamento con la storia.