Limiti, obblighi e - forse - sussidi, oggi potrebbe decidersi il destino dello sport rossocrociato.
Svuotare piste e stadi avrebbe ripercussioni drammatiche a livello economico e sociale. Werder: «A Lugano Settore Giovanile sostenuto con gli incassi della Casetta Gialla»
LUGANO - «Servono più di 1'000 spettatori o il nostro sport non ce la farà. Se il Consiglio federale non dovesse aumentare quel limite, spero almeno il Governo attivi dei prestiti a fondo perso per i club. Senza quelli in molti falliranno». Un Denis Vaucher terrorizzato ha lanciato l’allarme, e rivolto più di una preghiera a quei politici che oggi “decideranno” (anche) in merito allo sport rossocrociato.
E non solo a quello, perché svuotare le casse delle società, impedendo loro di accogliere i tifosi nelle piste e negli stadi, avrebbe pesanti ripercussioni a livello economico. Per quanto riguarda l’hockey sono infatti 4'000 i posti di lavoro “in ballo”.
«Sono un centinaio a Lugano - è intervenuto Marco Werder, CEO bianconero - 96 a tempo pieno più un’ottantina a tempo parziale. E comunque non potremmo “funzionare” senza l’aiuto dei volontari, circa 300 nel nostro caso».
Vaucher si è detto speranzoso di poter riempire le arene almeno al 75%.
«Sarebbe sicuramente meglio del limite delle 1'000 persone attualmente in vigore, ma anche così per noi, per molti, sarebbe dura. La pista, e parlo dei tifosi, del settore gastro, di sponsor e merchandising, è la voce principale nelle entrate dei club sportivi, che non funzionano in maniera diversa rispetto alle normali aziende. La Cornèr Arena può accogliere 7'200 persone. Lo scorso anno abbiamo avuto 5'000 abbonati. Anche un preventivo prudente, inferiore del 10% - quindi 4'500 tifosi - sarebbe comunque difficile da gestire».
Esiste un “piano B”, nel caso in cui il Consiglio federale decidesse di non andare incontro alle società?
«Non c’è molto da immaginarsi e pensare di tagliare pesantemente le spese sarebbe difficile. Degli aiuti a fondo perso sarebbero l’unica salvezza».
Per far vivere lo sport?
«E tutto quello che ruota attorno a esso. Non è un problema solo di hockey, di sport. È un problema economico, è un problema sociale, è un problema sistemico. Vi faccio un esempio: il nostro Settore giovanile, che conta 400 ragazzi, è totalmente finanziato dagli incassi fatti dalla Casetta Gialla, che tra l’altro è gestita da volontari. Niente tifosi alla pista, niente lavoro alla Casetta Gialla e niente fondi per i ragazzi. E questo discorso possono farlo molto altri club. Comunque, è inutile fasciarsi la testa ora. Vediamo cosa farà il Consiglio federale e poi decideremo di conseguenza nella nostra riunione del 14 agosto».