«Nella situazione peggiore, pronto un torneo con il Frölunda, due svizzere e svedesi e altri vincitori di regular season»
Spettatori sì o no? Monika Reinhard: «Non possiamo chiedere ai club che incasseranno qualcosa di dividere gli introiti con gli altri».
ZUGO - Tra mille limitazioni e paure, tra problemi e regolamenti diversi, la Champions Hockey League ha scelto la strada di una sofferta continuità. Abbandonata la speranza di cominciare il 6 ottobre, gli organizzatori del torneo continentale hanno lavorato sodo per fissare il via - con una formula diversa - il 17 novembre. Sei settimane di “attesa” in più nella speranza che poi tutto possa realmente filare liscio.
«Il format scelto, con l’eliminazione diretta a partire dai sedicesimi di finale, è quello definitivo? Lo speriamo vivamente - ha precisato Monika Reinhard, Direttore della comunicazione della CHL - Un po’ di incertezza e qualche problema c’è ancora, ma siamo fiduciosi. Detto questo, continuiamo a monitorare lo sviluppo della situazione generale, a confrontarci con le autorità, a prendere nota delle restrizioni…».
Per eventuali ulteriori modifiche...
«Siamo preparati a tutto; abbiamo anche un piano per un “worst-case scenario”, che ovviamente speriamo di non dover attuare».
Nella peggiore delle situazioni...
«Il torneo partirà a dicembre con appena otto squadre. Il Frölunda campione in carica, due team svizzeri e svedesi e altri vincitori della regular season».
E si svolgerà in un’unica Arena?
«No, i viaggi continueranno a essere in programma».
I viaggi sono quelli che più pesano sui conti al momento non troppo floridi dei club.
«Lo sappiamo, certo. E per tentare di superare tutti insieme questa situazione difficile, per questa stagione abbiamo deciso di aiutare maggiormente le società che dovranno muoversi per affrontare un turno a eliminazione. Questo anche tenuto conto del fatto che sedicesimi e ottavi di finale prevedono due partite in 24 ore e quindi un pernottamento in più in hotel».
Alcuni Paesi permettono la presenza di spettatori in tribuna. Altri no. Il “buco” aperto dai mancati ricavi sarà in qualche modo riempito?
«Per questo noi non possiamo, purtroppo, fare nulla. Non è possibile chiedere ai club che incasseranno qualcosa - e già quello sarà meno del “normale” - di dividere gli introiti con chi non avrà match casalinghi o li avrà a porte chiuse. E non sarebbe giusto».
Oltre che per le società, quest’anno non sarà un affare neppure per la CHL, intesa come associazione.
«Una riduzione del fatturato era già stata messa in conto con la partenza a ottobre. Ora, spostato il via a novembre - anche per “attendere” quei campionati come la DEL che cominciano la loro stagione in ritardo rispetto al solito - i conti non subiranno grandi scossoni. Certo, il fatto che i match di sedicesimi e ottavi di finale saranno disputati in due giorni consecutivi ci renderà meno “attraenti” per le televisioni. Molti back-to-back si disputeranno infatti in contemporanea e non potranno essere trasmessi. Questo ci costringerà quindi a rinegoziare alcuni accordi con i nostri sponsor, che si troveranno a fare i conti con una visibilità limitata; importante comunque è che il torneo si possa disputare. E che i problemi si limitino a questa edizione...».