Paolo Duca: «La priorità alla sopravvivenza della società ha avuto un impatto sulle scelte».
Luca Cereda: «Per l'anno prossimo l'obiettivo è di migliorare il powerplay e il killer instinct davanti alla porta. Solo così riusciremo verosimilmente portare la media dei gol realizzati a 2.5/3 a incontro».
AMBRÌ - La stagione dell'Ambrì è andata agli archivi. Vuoi per il coronavirus, vuoi per un campionato privo di quelle emozioni alle quali eravamo abituati, vuoi per la preparazione al trasloco nel nuovo impianto, quella che ci siamo lasciati alle spalle sarà per forza di cose un'annata indimenticabile.
«Ormai non è una novità, quest'anno abbiamo dovuto lavorare in un contesto di grande incertezza e di difficolta in termini di pianificazione - le parole del direttore sportivo Paolo Duca nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla Valascia - È stata una stagione avara di emozioni generali, con poco contatto col pubblico. Non si può nascondere che per una squadra come la nostra questo aspetto abbia pesato tantissimo. Senza dimenticare la tanta incertezza che è regnata attorno a tutto il movimento hockeystico. Anche i giocatori hanno vissuto un periodo di incertezza e paura. Come tutti, anche loro erano molto preoccupati per la salute personale e dei loro cari...».
A livello sportivo - nonostante le avversità - il percorso intrapreso anni fa prosegue... «Quattro anni fa avevamo esposto quello che era il progetto. C'era la volontà e la determinazione di riportare sul ghiaccio quella combattività che negli anni prima era andata un po' smarrita. Senza disdegnare il sogno playoff. Il piano era di entrare nel nuovo stadio spinti da un grande entusiasmo. La pandemia ha purtroppo frenato questo processo, ma va bene così. Non possiamo controllare tutto nella vita. Ad ogni modo oggi la strategia non cambia. Quest'anno la priorità della sopravvivenza della società ha avuto un impatto sulle scelte. L’esempio è la rinuncia allo straniero in difesa con la conseguente promozione di Novotny, inizialmente pensato per i Rockets. Vorrei infine ringraziare tutto lo staff tecnico e i giocatori, dai quali non ho mai sentito una lamentela. Da parte dei giocatori l’impegno c’è sempre stato».
Il disco è poi passato a Luca Cereda, anch'egli obbligato a operare in un contesto non certo semplice: «La pianificazione del nostro lavoro è stata complicata, sia durante l’estate che nel corso del campionato. Tanti di noi hanno iniziato la preparazione atletica senza neppure il materiale. Inevitabilmente queste condizioni sono andate a toccare la qualità e la quantita del nostro lavoro. A volte, infatti, le energie psicofisiche non erano al massimo e questo alla fine l'abbiamo pagato. Nonostante la stagione difficile evidentemente non sono mancati gli aspetti positivi. In questi mesi abbiamo conosciuto di più noi stessi. Abbiamo preso maggior consapevolezza di ciò che funziona e cosa no. Voglio ringraziare di cuore lo staff per essersi adattato alle mie esigenze. In particolare Alessandro Benin, Daniele Mona e Franco Quadri e il nostro preparatore atletico Lukas Oehen».
Il decimo posto non era poi così lontano... «Se pensiamo che abbiamo perso tutti i derby e alle cinque sconfitte in sei gare contro il Rapperswil, ecco che troviamo dove mancano i punti. Quest’anno abbiamo incassato troppe penalità inutili. Rispetto a due stagioni fa, quella nella quale avevamo raggiunto i playoff, abbiamo realizzato 30 gol in meno. Solo due giocatori sono andati in doppia cifra. Abbiamo realizzato appena due reti di media a partita, effettuando pochi tiri dallo slot. Per l'anno prossimo l'obiettivo è di migliorare il powerplay e il killer instinct davanti alla porta. Solo così riusciremo verosimilmente a portare la media dei gol realizzati a 2.5/3 a match».
In Leventina molto spesso si sente parlare di scommesse. Ancora Cereda: «Zaccheo Dotti ha sorpreso tanti di noi. È incredibile la crescita che ha avuto. Dal canto suo Horansky è da considerarsi una scommessa persa. Il talento di certo c'è, ma gli manca l’intensità necessaria per il gioco che vogliamo proporre noi».
Infine il pensiero del presidente Filippo Lombardi... «A nome della società ci tengo a ringraziare tutti. Il club ha dovuto fare delle rinunce, soprattutto in termini di mercato. È proprio per questo che mi voglio prendere tutte le responsabilità per i risultati sportivi ottenuti quest'anno. I giocatori hanno accettato una riduzione dei loro salari in media del 17%, non certo poco. Un grazie infinito anche al nostro pubblico, in particolare a quei tifosi che ad inizio stagione hanno sottoscritto la tessera nonostante le pochissime certezze di assistere a tutte le partite. Il nome della nuova Valascia? Quel che è certo è che non si chiamerà Valascia...».