Parola a Filippo Lombardi: «Portar via un pezzo di Valascia? Sarà possibile...».
«Se l'obbligo di costruire la nuova pista fosse arrivato prima della pandemia, non ce l'avremmo mai fatta».
AMBRÌ - La stagione dell'Ambrì è andata agli archivi da sette giorni, ma quello alle porte non sarà certo un periodo di vacanza per la società biancoblù. C'è da preparare il trasloco nella nuova casa, una squadra da plasmare e una preparazione atletica da programmare nei minimi dettagli. Dopo un campionato molto triste (e non soltanto per i risultati che non sono arrivati...), il chiaro obiettivo è quello di costruire un futuro luminoso. Parola al presidente Filippo Lombardi.
Tra 10/15 anni cosa le verrà in mente pensando alla stagione appena conclusasi?
«Sicuramente che anche quell'anno ce la siamo cavata poiché c'erano tutte le premesse per mettere a rischio la sopravvivenza del club. Tutti hanno contribuito a evitare il tracollo. La seconda cosa sicuramente la mancanza di pubblico, componente molto importante per una società come la nostra. Il terzo aspetto l'addio alla nostra mitica pista e l'inaugurazione di quella nuova».
Con quali sensazioni lunedì sera ha spento per l'ultima volta l'impianto della Valascia?
«Quando sono arrivato a casa ho pensato: "È davvero finita". La Valascia l'ho vissuta davvero tantissimo, frequentandola per oltre 50 anni. Ma in questi giorni mi sono spesso detto "Meglio che succeda ora". Se l'obbligo di costruire la nuova pista fosse arrivato proprio prima della pandemia, non ce l'avremmo mai fatta. Fra tutte le difficoltà ci è dunque andata ancora bene».
È stata la missione più difficile della sua vita?
«Direi di sì, insieme alla fondazione dell'emittente televisiva. Anche la mia avventura politica ha spesso incontrato momenti difficili, ma questa ha richiesto sforzi ed energie davvero notevoli. Altre questioni le ho risolte in pochi anni, qui ce ne sono voluti dodici».
Un aneddoto legato alla vecchia Valascia?
«Fui eletto presidente il 6 aprile 2009. Il giorno dopo andai negli uffici per prendere contatto con tutti i documenti. Nel primo cassetto trovai una lettera del Dipartimento del territorio che annunciava di mettere la parola fine alla Valascia entro il 30 aprile 2009, poiché ritenuta una zona a rischio. Rischiai dunque di fare il presidente dell'Ambrì per sole tre settimane. In quello scritto ci venne indicato come tutte le deroghe fossero già state esaurite. In seguito, per fortuna, riuscimmo a trovare delle soluzioni».
I tifosi avranno la possibilità di portarsi a casa un pezzo di Valascia?
«Organizzeremo qualcosa. Non voglio però un assalto. Dapprima ci sarà il trasferimento nel nuovo stadio di tutto ciò che è riutilizzabile (balaustre, tavoli, macchinari da cucina). Abbiamo inoltre promesso ai detentori di un abbonamento di tribuna la possibilità di portarsi a casa il proprio seggiolino, facendolo firmare anche a giocatori e dirigenti. Tutto ciò che rimarrà verrà poi messo in vendita. La nostra speranza è sicuramente quella di poter organizzare una giornata di porte aperte...».
Capitolo Coppa Spengler: qualora si giocasse, la vostra partecipazione sarebbe automatica?
«Sì, è praticamente automatica. La comunicazione però non è nelle nostre mani, attendiamo Davos».