Il direttore sportivo dell'Ambrì ha spiegato la scelta di puntare sul centro ceco classe 1997
«Il mercato? A volte anche i direttori sportivi sognano...»
AMBRÌ - Dopo gli innesti di Filip Chlapik, Janne Juvonen e Jesse Virtanen l'Ambrì ha trovato il suo quarto straniero in vista del campionato che scatterà il prossimo mese di settembre: il ceco Michael Spacek.
Il direttore sportivo dei leventinesi Paolo Duca è tornato dal Mondiale in Finlandia con la borsa della spesa piena, essendo stato il neo-acquisto biancoblù uno dei protagonisti della rassegna iridata appena conclusasi (il classe '97 ha vinto il bronzo con la Repubblica Ceca). «La tempistica può far pensare che sia un giocatore che ho iniziato a trattare al Mondiale, ma non è propriamente così. Lo avevo già visto in altre situazioni ed è un profilo sicuramente interessante che seguivo da tempo. Al recentissimo Mondiale ha giocato fino all'arrivo di Kämpf da Toronto, poi nelle ultime tre partite figurava quale 13esimo attaccante».
Quali sono le sue peculiarità?
«È un centro relativamente ancora giovane, nato lo stesso anno di Chlapik. Ha talento offensivo, una buona visione di gioco ed in generale è un buon playmaker. Dispone anche di un buon tiro, anche se forse da questo punto di vista potrebbe migliorare e osare un po' di più con le conclusioni in porta».
Cosa l'ha spinto ad accettare la vostra offerta?
«Ha voglia di fare un passo in avanti, di riuscire a trascinare la squadra in cui gioca. Inoltre, nonostante abbia soltanto 25 anni, ha già una certa esperienza offensiva. Non da ultimo il fatto che conosca già Chlapik, con cui va molto d'accordo, ha fatto pendere l'ago della bilancia su questa scelta».
Possiamo dire, dunque, che giocheranno insieme?
«Ad oggi l'idea è questa, ma siamo soltanto a maggio ed è un po' prematuro parlare di linee. Tuttavia, avere due giocatori che si conoscono già rappresenta un vantaggio da diversi punti di vista, soprattutto dal profilo dell'integrazione in un nuovo Paese e in un nuovo campionato».
Com'è cambiato - se è cambiato - il mercato con sei stranieri per squadra?
«È sempre dinamico e in continua evoluzione. Non è mai la stessa cosa. Bisogna essere vigili valutando i diversi profili e le diverse opportunità che si creano. Ci sono tanti nomi incredibili e vi posso assicurare che anche i direttori sportivi a volte sognano come i tifosi. Purtroppo però spesso i sogni si scontrano con la realtà e con la fattibilità dell'operazione stessa. Bisogna essere bravi a cogliere le occasioni, individuando quei giocatori che possano aiutare la squadra a migliorarsi».