Piani di risparmio, partite al pomeriggio, stop ai campionati. Parola a Filippo Lombardi, Marco Werder e Michele Campana
Werder: «Dire che non ci stiamo pensando sarebbe da incoscienti». Lombardi: «Nell'hockey giocare al pomeriggio senza illuminazione non è possibile». Campana: «Nel calcio siamo già intervenuti».
LUGANO/AMBRÌ - La possibile crisi energetica con la quale dovremo fare i conti nei prossimi mesi toccherà tutti, indistintamente. Dopo il coronavirus ecco un’altra spada di Damocle pronta a scompaginare i piani di tutti.
Fra chi potrebbe tremare e pagare un prezzo molto alto è il mondo dello sport. Piste da hockey e stadi, grandi “mangiatori” di energia e per questo osservati speciali in caso di peggioramento della situazione. «Effettivamente sì, diciamo che una pista di ghiaccio non è certamente priva di consumi e in caso di crisi o blackout sarebbe senza dubbio una fonte di risparmio - è intervenuto il presidente dell’Ambrì Filippo Lombardi - Da parte nostra abbiamo cercato di tutelarci con l’installazione di pannelli solari, che saranno pronti molto presto. Questo nonostante in Valle il sole in inverno non sia sempre presente».
Scenari che evidentemente preoccupano… «Se arrivassero degli ordini dalla Confederazione, è evidente che anche noi dovremmo adeguarci. Ma se ciò dovesse accadere vorrebbe dire essere in una situazione estremamente grave e interrompere il campionato. Il consumo di energia in una pista da hockey è continuo e non ristretto al solo periodo della partita. Bisognerebbe infatti togliere il ghiaccio poiché il sistema di raffreddamento e di ventilazione è in funzione tutta la settimana. Sarebbe una situazione di non ritorno».
A livello di costi la situazione non dovrebbe invece sfuggire di mano in casa leventinese: «Restiamo clienti della Sopracenerina e saremo confrontati con gli aumenti delle tariffe come tutti, senza avere quegli sbalzi con i quali dovranno fare i conti coloro che sono andati sul mercato privato».
Partite al pomeriggio senza illuminazione: è una via percorribile? «Direi di no. Per scendere sul ghiaccio i giocatori hanno bisogno che le luci siano accese, senza le quali il rischio di incorrere in infortuni salirebbe. Inoltre per la Televisione non sarebbe possibile riprendere senza il normale funzionamento dell'illuminazione».
Anche sul fronte Lugano il pensiero evidentemente c’è: «Dire che non ci stiamo pensando sarebbe da incoscienti - le parole del CEO bianconero Marco Werder - Viviamo tutti sulla stessa barca e ci rendiamo conto che l’energia ha un ruolo fondamentale nella nostra quotidianità. L’HCL si trova in una situazione un po’ particolare, perché siamo in affitto in un impianto gestito dalla Città di Lugano. L’affitto che versiamo al Comune è calcolato unicamente sull’attività della prima squadra ed è comprensivo dell’energia. Sono invece esclusi gli spazi gestiti da noi, come i ristoranti, le hospitality, gli spogliatoi, ecc».
Ad oggi è difficile pensare a eventuali piani di risparmio: «Sappiamo che nell'impianto del quale approfittiamo ci sono due piste. È probabile che, qualora ci trovassimo in una situazione di emergenza, la Reseghina verrebbe valutata come non indispensabile, anche se sappiamo che gestendo un settore giovanile con oltre 400 ragazzi diventerebbe complicato. Ad oggi evidentemente non siamo ancora davanti a una tale eventualità, ma nel mio immaginario penso che, in caso di prime avvisaglie di crisi, si andrebbe a togliere il superfluo».
A livello di Lega, avete già affrontato la questione? «Evidentemente un po' di preoccupazione c'è sul tema. Stiamo monitorando la situazione, anche se va detto che ad oggi non c’è nessuna direttiva del Consiglio federale. Quando eventualmente ci sarà e verrà messa in consultazione, si potrà prendere posizione su qualcosa di concreto».
E sul fronte calcistico? Cambia qualcosa? Ne abbiamo parlato con il direttore generale del Lugano Michele Campana: «Non è facile in questo momento dire quanto potrà eventualmente impattare sul nostro business. Per fortuna noi non dobbiamo mantenere il ghiaccio come capita nell'hockey: lo reputo un bel vantaggio. Ad ogni modo non c'è molto che possiamo fare, se non cercare di consumare il meno possibile».
Nelle scorse settimane la SFL vi ha già invitati a risparmiare: «Esattamente. Già da un po' stiamo accendendo i lampioni del nostro stadio il meno possibile, solo quando strettamente necessario e con la potenza ridotta. Per poter produrre delle dirette televisive la potenza minima è di 800 lux verticali per la Super League. Meno di così non è possibile».
Contrariamente all'hockey, nel calcio sarebbe percorribile la via di giocare sempre al pomeriggio? «È chiaro che in caso di crisi molto grave potrà essere imposto a tutti i club di scendere in campo solo quando c'è la luce del sole. Ma sono convinto che questa sarà l'ultima ratio. Inoltre non dimentichiamo che la nostra squadra si allena di giorno, senza illuminazione. Non credo dunque che il calcio professionistico sia la pecora nera».