«Il gol segnato a Hiller e il mio nome intonato dalla Curva», parla Noele Trisconi
«So di non essere un giocatore spettacolare, ma sono davvero orgoglioso che sia stato apprezzato il mio impegno».
AMBRÌ - Impegno, dedizione, sudore e cuore. Tutti "elementi" che Noele Trisconi ha sempre portato sul ghiaccio nei suoi anni ad Ambrì. Dopo una vita trascorsa in Leventina, le strade del giocatore e del club si sono separate: settimana scorsa, infatti, l'HCAP ha ringraziato il numero 18 per tutto quello che ha saputo dare alla causa biancoblù. «Da parte della società non c'era più l'intenzione di proseguire insieme e non mi è stato proposto nessun contratto - le parole di Trisconi - Chiaramente sono molto dispiaciuto perché avrei continuato volentieri a giocare qui. Rispetto la decisione ma non sono né d'accordo né felice».
Ora cosa farai?
«Non so ancora bene cosa mi riserverà il futuro. Ho un Bachelor in economia che potrebbe aprirmi delle nuove strade e in questo momento sto guardando sia al mondo lavorativo che a quello hockeistico. Attualmente però non ho ancora preso alcuna decisione».
Se dovesse arrivare un'offerta dalla Swiss League la prenderesti in considerazione?
«Chiaro che mi sarebbe piaciuto restare in National League. Ma in questo momento risulta molto difficile, anche per via dei sei stranieri. Molti team sono già al completo... In Swiss League potrei guardare a quelle squadre che hanno l'ambizione di salire. Ma ripeto, a questo punto sono tanti gli aspetti da prendere in considerazione».
Pensi di essere "vittima" dell'incremento del numero degli stranieri?
«Difficile da dire. Quello che è sicuro è che, con questa decisione, ci sono circa quaranta posti in meno in Serie A. Certamente non ha aiutato e per tanti giocatori questa nuova regola rappresenta uno svantaggio».
Qual è il ricordo più bello che conservi nel cuore?
«Il gol segnato a Bienne nei playoff a un certo Jonas Hiller, momento davvero emozionante che non dimenticherò mai. Ma anche giocare la Champions League è stata un'esperienza davvero unica. Girare l'Europa e scoprire nuove realtà mi ha arricchito».
I tifosi hanno sempre apprezzato il tuo impegno e la tua dedizione...
«Li voglio ringraziare per avermi sempre sostenuto. Anche quando la situazione era delicata e il rischio di retrocedere era concreto, i tifosi non ci hanno mai abbandonato. Non dimenticherò mai quando dalla Curva intonavano il mio nome, sono stati momenti toccanti. So di non essere un giocatore spettacolare, ma sono davvero orgoglioso che sia stato apprezzato il mio impegno: i tanti messaggi che ho ricevuto in questi giorni mi hanno fatto piacere».
Era più bello giocare alla Valascia o alla Gottardo Arena?
«Personalmente direi alla Valascia. Sentivi il pubblico molto più vicino ed era una vera e propria bolgia».