Dopo oltre 1000 battaglie sul ghiaccio e un'esperienza dietro la scrivania, Seba Reuille ha deciso di lasciare il mondo dell'hockey
«Quando giocavo è capitato di sentirmi dire "Ma perché vai a lavorare?". Oggi posso dire di essere fiero di averlo fatto, l'importante per me era poter scegliere la mia strada e non che qualcuno mi imponesse cosa fare».
LUGANO - Sébastien Reuille? Un'icona del nostro hockey, un gladiatore sul ghiaccio e un esempio per i tanti giovani che aspirano a una carriera di successo. Appesi i pattini al chiodo nel 2019, l'ex giocatore del Lugano si è seduto dietro la scrivania in veste di direttore sportivo dei Ticino Rockets, provando qualcosa di nuovo che gli ha permesso di guardare l'hockey da un'altra angolatura. Oggi, dopo aver dato tantissimo e aver ricevuto altrettanto da questo sport, il desiderio e la voglia di voltare pagina lo hanno "conquistato". «Il mio contratto con i Rockets è scaduto in aprile. Fino a lì ho continuato a lavorare con il vecchio CdA, prendendo parte a diversi meeting. Sapevo dell'incertezza che regnava attorno al progetto, ma da parte mia avevo già preso la decisione di lasciare i Rockets per tuffarmi in qualcosa di nuovo. Sono comunque contento che l'avventura dei Razzi possa continuare dopo tutto il lavoro portato avanti in questi anni».
Dunque il capitolo-hockey è chiuso?
«Per adesso è così, anche se in futuro non si sa mai... Negli ultimi mesi ho ricevuto varie opportunità per continuare a lavorare in questo ambito, ma avevo una gran voglia di dedicarmi con tutte le mie forze a qualcosa di diverso e a un unico lavoro. Al momento, dunque, sì, è un capitolo chiuso».
E di cosa ti occuperai?
«È da dodici anni che sono nel mondo immobiliare e da agosto ho iniziato a lavorare presso la GPM/Fidinam, dove avrò la possibilità di crescere, maturare e di occuparmi della vendita e della valutazione immobiliare. Sarò uguale a quello che faceva sport, ovvero ambizioso».
Cosa ti ha lasciato l'esperienza da direttore sportivo dei Rockets?
«La reputo un'ottima esperienza nella quale ho imparato tante cose nuove e conosciuto molta gente. Talvolta c'era un po' di stress, ma è stato davvero interessante e intrigante coordinare 3-4 club ed essere in contatto continuo con la SIHF e il CDA dei Rockets. Un lavoro a 360 gradi, un'avventura arricchente sotto tutti i punti di vista. La decisione di ricominciare tutto da zero a Bellinzona non era qualcosa che mi stuzzicava. In cuor mio era già tutto chiaro, volevo iniziare un percorso nuovo. Penso infatti di aver dato e ricevuto tanto dall'hockey».
La tua carriera? Tantissimo disco su ghiaccio, ma non solo...
«È davvero importante avere un piano B. Non è mai facile conciliare lo sport e il lavoro, ma d'altra parte bisogna pensare che attorno ai 35 anni finisce la carriera. Qualcuno può pensare di vivere qualche anno con i risparmi, ma personalmente non era ciò a cui aspiravo. Il mio vantaggio è che oggi ho potuto scegliere la mia strada. Avrei anche potuto continuare a fare il direttore sportivo, ma in questo momento quello che mi stuzzica di più è il ramo immobiliare. Quando giocavo è capitato di sentirmi dire "Ma perché vai a lavorare?". Oggi posso dire di essere fiero di averlo fatto, l'importante per me era poter scegliere la mia strada e non che qualcuno mi imponesse cosa fare».
Cosa ti lascia l'hockey?
«Tantissimi amici ma anche tantissimi ricordi, sia belli che brutti. Ho un sacco di aneddoti e forse, oggi che non gioco più, posso raccontarne qualcuno in più (ride, ndr). Pensate che l'altro giorno ho ricevuto un pacco regalo alla pista di Biasca all'interno del quale c'era la Coppa della Hall of Fame dell'hockey svizzero. Non è da tutti far parte della Hall of Fame e questo mi dice che qualcosa di buono ho fatto. Certo, dietro ci sono più sacrifici che successi ed ho sempre questa immagine dell'Iceberg: la parte bassa è quella più grande, non si vede e sono i sacrifici, mentre la punta è quella visibile e sono le vittorie e le gioie».
Ti rivedremo in pista?
«Certo, l'hockey rimane la mia vita e continuerò a seguire le partite. Anzi, forse adesso riuscirò a gustarmi ancor di più lo spettacolo, visto che non dovrò lavorare. D'ora in poi, scoprirò anche cosa sono i weekend, visto che nella mia vita ne ho avuti ben pochi liberi».