«Verso la fine di una serie, ognuno si concentra un po' più sul giocare e un po' meno sul parlare»
«La distanza tra le due le squadre non è così grande. E questo ci rende ottimisti».
LUGANO - Rimessa in piedi la serie dopo un avvio complicato, il Lugano ha perso l’importante gara-5 a Friborgo. Un match che avrebbe potuto dargli una forte spinta verso le semifinali e che, invece, lo ha fatto finire con le spalle al muro.
«Trovo che il match sia stato abbastanza equilibrato - ha spiegato Luca Gianinazzi dopo l’allenamento di lunedì - Creiamo più o meno lo stesso numero di chance che creano loro. Noi però facciamo un po' più fatica a creare azioni in velocità, a creare più cooperazione in velocità. È sicuramente quello l'aspetto che dobbiamo migliorare per “prendere” poi un nuovo livello nel gioco. Di positivo c’è che, in cinque contro cinque, alla fine in qualche modo è stata una partita da 0-0. Alla fine è stato il powerplay a fare la differenza, quindi la realtà è che la distanza tra le due le squadre non è così grande. E questo sicuramente ci rende ottimisti. Se avessimo giocato la partita perfetta e avessimo perso 1-0 ora sarei più preoccupato».
Aver raddrizzato la serie può, inconsciamente, aver spinto i bianconeri a giocare gara-5 senza il massimo dell’attenzione e della determinazione?
«Penso si debba sempre considerare che c’è un avversario contro cui si gioca. Sicuramente il Friborgo è una buona squadra e penso che per i nostri avversari quella di domenica era un po' una partita da vincere. Avevano perso due match consecutivi, erano a casa loro… da parte loro c'era questa grande energia. Forse a noi mancava magari quel due-tre percento di energia, del crederci un pochettino di più. Alla fine questo ha fatto un po’ la differenza, anche se pure analizzando duecento volte quello che è successo, alla fine in sei contro cinque Berra ha parato con la punta della corazza, senza vedere partire il disco. Se avesse comprato una corazza “L” al posto di “XL”, forse avremmo parlato di un altro finale di partita».
In gara-5 il Lugano è stato un po’ più disciplinato, ma questo ha forse permesso al Friborgo di controllare meglio la partita.
«Il nostro piano di partita non è chiaramente quello di giocare in boxplay. Nel senso che abbiamo pagato a caro prezzo diverse penalità che abbiamo preso e sappiamo che hanno un buon powerplay. Credo che quello di domenica sia stato un incontro un po’ diverso dagli altri. C’è stato meno spazio per le provocazioni, ma spesso nei playoff è così: all'inizio della serie c'è tanto di provocazione e di intimidazione, poi verso la fine, quando si iniziano a chiudere i conti, ognuno si concentra un po' più sul giocare e un po' meno sul parlare. Questo perché si sa che l'incidenza di una penalità è grande. Quindi penso che sia un po' una cosa normale dell'andamento della serie. D’altra parte penso che dobbiamo comunque avere quell'energia per essere un po' scomodi».
Se va in vantaggio, il Friborgo cambia il modo di giocare.
«La disciplina difensiva è uno dei suoi punti forti. Quello che fa molto bene quando è in vantaggio è tenere il terzo attaccante molto alto sempre in mezzo alla pista. Quindi è difficile prenderlo in contropiede. Quindi quando vuoi creare velocità ti trovi questo muro di tre davanti ed è difficile passarlo».