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NATIONAL LEAGUEZurkirchen e il nuovo Kloten: «Buon inizio, c'è stato subito feeling con Marjamäki»

08.10.24 - 07:00
Salutato Metsola dopo due stagioni, gli Aviatori - 14 punti in 9 incontri - hanno puntato sulla coppia "made in Swiss" Waeber-Zurkirchen
TiPress/archivio
Zurkirchen e il nuovo Kloten: «Buon inizio, c'è stato subito feeling con Marjamäki»
Salutato Metsola dopo due stagioni, gli Aviatori - 14 punti in 9 incontri - hanno puntato sulla coppia "made in Swiss" Waeber-Zurkirchen
«In Svizzera, in questo ruolo, i talenti non mancano. Con tanti import, per i giovani, è però più complicato fare il primo step verso la NL. I clienti peggiori incontrati in carriera? Ricordo Sykora del Davos...».
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KLOTEN - Passato in estate nelle mani di Lauri Marjamäki, coach finlandese reduce dalle importanti esperienze con Jokerit (in KHL) e Kärpät Oulu (Liiga), il Kloten ha iniziato la stagione col piede giusto dopo un’annata tribolata. Se il 2022/23, primo campionato dopo la promozione, era culminato con un bel piazzamento e l’accesso ai pre-playoff, gli Aviatori lo scorso anno non sono riusciti a confermarsi, finendo 13esimi a -22 dal decimo posto.

Ora il vento è cambiato e, a livello di rosa, sono cambiati anche tre stranieri. Dentro Audette, Niku e Grégoire, salutati Ang, Beaulieu e Metsola. Con la partenza di quest'ultimo gli zurighesi hanno fatto una scelta importante, tornando, tra i pali, 100% “made in Swiss”. A Sandro Zurkirchen hanno affiancato Ludovic Waeber, di rientro dopo l'esperienza oltreoceano tra Charlotte Checkers (AHL) e Florida Everblades (ECHL).

«Non sono sorpreso da questo inizio positivo, perché le avvisaglie c’erano già tutte nella pre-season - ci spiega “Zuri”, portiere che in Ticino ha lasciato ricordi importanti sia ad Ambrì che a Lugano - C’è stato subito un buon feeling tra la squadra e il coach, che ha portato le sue idee e il suo sistema di gioco».

Quello del portiere, si sa, è un ruolo (e un mondo) a sé. Che vive anche di dualismi. Waeber che ragazzo è?
«È simpatico e ambizioso, di grande talento. Forte nei gesti tecnici e negli spostamenti, legge bene il gioco. È un piacere lavorare con lui e c’è tanto rispetto reciproco. Sicuramente voglio “rubargli” un po’ di ghiaccio e giocare di più, ma davanti a tutto metto sempre il successo della squadra. È quello il primo obiettivo».

In Svizzera, soprattutto dopo il passaggio a 6 import, sono arrivati tanti portieri stranieri. La concorrenza è aumentata e anche per i giovani è diventato più difficile trovare spazio. Quest’anno però alcune squadre hanno fatto “marcia indietro”. Tra queste proprio Kloten e Lugano (via Koskinen, fiducia a Schlegel e Van Pottelberghe).
«Personalmente ho sempre preferito una soluzione con due portieri svizzeri. Credo che i talenti in questo ruolo non manchino. È sempre stato un punto di forza anche della nostra Nazionale. Sono dell’idea che per un allenatore poter schierare 6 stranieri di movimento sia un vantaggio e dia molte opzioni. Forse alcuni team, dopo le prime scelte, hanno pesato i pro e contro. Se poi in porta, come ho vissuto anche in passato a Losanna e Lugano, ci sono due svizzeri affidabili che si “spingono” a vicenda per giocare e migliorare, è ottimale. Il discorso giovani è evidente, per loro diventa più complicato fare il primo step verso la National League. Io ho esordito a Zugo quando avevo 18 anni. Mi hanno fatto giocare e ho avuto la possibilità di crescere davvero».

Per il Kloten, all’orizzonte, c’è la sfida casalinga contro l’Ambrì. Nel primo incrocio (3-2 dr per i leventinesi) ha giocato proprio Zurkirchen, schierato anche contro il Lugano. Una scelta mirata di Marjamäki conoscendo il tuo passato?
«Credo di no… (ride, ndr). È stato un po’ un caso, frutto della nostra rotazione per gestire le energie. Non so ancora se domani sera sarò della partita».

Chiunque giochi si troverà di fronte un Ambrì in salute, che a livello di occasioni crea molto. Negli ultimi match sono tornati al gol anche Heim, Pestoni e Kubalik… un cliente scomodo.
«Direi proprio di sì. Aveva avuto un grande impatto nel 2018, quando io giocavo a Losanna. Ora è tornato dopo l’esperienza in NHL e lo conosciamo tutti. Tanta energia e un grande tiro. Mia moglie poi è ceca, quindi quando segna abbiamo sempre delle “discussioni”… allora se affronto l’Ambrì è una sfida nella sfida (ride, ndr). Non devo farlo segnare. Jonathan Ang sin qui un po' in ombra? Ha giocato con noi e mi piace come attaccante, col suo stile penso che potrà crescere e dare una mano ai biancoblù».

Da oltre 15 stagioni Zurkirchen gioca stabilmente in Lega Nazionale. Di campioni e ottimi giocatori ne ha visti tanti. Chi sono stati i "peggiori” da fermare?
«Caspita, ne sono passati davvero molti. Di sicuro ricordo Petr Sykora del Davos, aveva un tiro micidiale. Penso anche a Spylo e Nüssli. Grandi tiratori. Tra quelli che giocano ora ci metto sicuramente “Kuba”, Stransky e Heed. Come rigoristi conosco bene Fazzini, che è uno specialista e inventa sempre qualcosa. È sorprendente».

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