Impegnato a Coira in veste di allenatore della U20 e U17, l'ex capitano dell'Ambrì: «Lavorare con i giovani è impegnativo».
«Io con Cereda sulla panchina dell'Ambrì? Sarebbe bello, anche perché con lui ho un grande rapporto».
COIRA - Reto Von Arx, Jan Von Arx, Nicola Celio: soltanto leggendo questi tre nomi, un giovane appassionato di hockey non può che essere invogliato a recarsi alla pista. Pensate che a Coira li hanno messi tutti insieme, creando uno zoccolo duro di allenatori di enorme e invidiata qualità.
Negli scorsi mesi proprio Nicola Celio aveva deciso di accettare l'allettante proposta del club grigionese, dove allena la U20 e la U17. Oltre all'ex capitano leventinese, il sodalizio può come detto "schierare" i fratelli Von Arx (allenatori della squadra di Swiss League) ma anche Nino Niederreiter, Leonardo Genoni ed Enzo Corvi, figure impegnate nello sviluppo delle giovani leve.
«Sì, posso dire che quello che ho trovato è ciò che mi aspettavo - è intervenuto il 52enne ticinese - Lavorare con i giovani è il momento in cui un allenatore può dare di più. Con gli adulti bisogna soltanto rifinire il lavoro, mentre con i giovani la musica è totalmente diversa, perché vanno formati».
Al giorno d'oggi, con i ragazzi risulta altrettanto importante lavorare molto sul mentale...
«Indubbiamente, perché ogni giocatore è importante. Ai miei tempi c'era la prima linea che faceva tutto. Si diceva "tanto ci pensano loro"... Oggigiorno, invece, tutti devono remare nella stessa direzione e c'è bisogno dell'intera squadra. Vi assicuro che il livello è salito tantissimo anche nelle leghe giovanili, lo constato ogni giorno».
Quanto è cambiato questo sport nel corso degli anni?
«Tantissimo, oggi l'hockey non è più tanto tattico come una volta. Bisogna insegnare ai giocatori a cogliere l'attimo. Va tutto molto veloce e devi essere in grado di leggere il gioco in una frazione di secondo, altrimenti sei perso. Meno schemi, più velocità d'esecuzione. Nell'hockey di oggi c'è inoltre più possibilità per far emergere le qualità del singolo».
Fra te, Jan e Reto Von Arx diciamo che la qualità a Coira non manca...
«Sì, possiamo dire che la qualità c'è. Hanno avviato un bel progetto, il cui scopo principale è quello di lavorare bene in ambito giovanile. Vogliamo sfornare qualche talento che possa arrivare in National League, l'obiettivo finale del progetto è proprio questo. Abbiamo la via diretta con la squadra di Swiss League, ma guardiamo anche alla National League, dove vogliamo portare qualche nostro giocatore. Salire in Serie A con il Coira, invece, non ci interessa».
La Swiss League sta sempre andando più in questa direzione: a parte qualche eccezione, non c'è una vera e propria competizione, si predilige il lavoro con i giovani...
«Qui a Coira è così. In effetti, se guardate nella nostra squadra di punta, giocano soltanto giovani e non ci sono stranieri. In generale abbiamo diversi ragazzi che hanno le potenzialità per crescere e progredire. Adesso bisogna dar loro gli strumenti e la qualità, per permettergli di compiere quel passo finale prima del grande salto».
Coira è sempre stata una piazza importante dell'hockey svizzero...
«Sì, ma poi si era un po' spenta. Da qualche anno a questa parte le persone che gravitano attorno al club si sono fissate l'obiettivo di riaccendere l'interesse e la passione in questa regione. Il bacino è importante e i ragazzi ci sono».
Quanto è appagante il tuo lavoro?
«Davvero moltissimo. Poter trasmettere le mie competenze ai ragazzi è bellissimo. Quando poi noti che ci sono dei passi avanti è anche emozionante. Devi far passare i messaggi giusti, aiutarli a progredire a 360 gradi, perché non si parla solo di hockey. È tutto molto complesso, bisogna dare un supporto completo ai ragazzi».
E l'Ambrì? Hai tempo per vedere le partite?
«Devo dire che fino ad ora ho visto molto poco. Tra allenamenti e partite, le mie serate sono spesso occupate. Vedo i riflessi filmati alla TV e mi sembra che nel complesso la squadra abbia cominciato bene la stagione. Una media di 1,5 punti a partita non è certo male...».
Un giorno ti piacerebbe allenare l'Ambrì?
«Non si sa mai... Perché no? Prima lasciatemi fare un po' di gavetta con i giovani... Io con Cereda? Sarebbe bello, anche perché con lui ho un grande rapporto. Anche da giocatori eravamo sulla stessa linea. Sarebbe davvero fantastico».