«I gay dovranno accettare le nostre regole»
Le dichiarazioni dell'ambasciatore della Coppa del Mondo del Qatar Khalid Salman contro le persone omosessuali alimentano le critiche nei confronti del Paese ospitante.
DOHA - L'intervista alla ZDF nella quale Khalid Salman, ambasciatore della Coppa del Mondo nel deserto, ha definito l'omosessualità un "danno mentale", ha ovviamente fatto scalpore.
«Durante la Coppa del Mondo, molte cose arriveranno qui nel Paese - ha detto Salman - parliamo dei gay. La cosa più importante è che qui tutti accettano i gay ma questi dovranno accettare le nostre regole».
Queste parole e altre poco opportune - agli occhi di Salman, essere gay è "haram" ("proibito") - hanno spinto l'addetto stampa del comitato organizzatore della Coppa del Mondo a interrompere l'intervista. Ma ciò non è bastato a non fare partire le polemiche.
Le critiche a queste dichiarazioni sono infatti state subito enormi. Su twitter, per esempio, si sono velocemente moltiplicati gli appelli al boicottaggio e si è parlato di "scandalo" e "indignazione".
Anche i leader di Pink Cross, l'organizzazione svizzera di uomini gay e bisessuali, si sono detti scioccati. Come reazione alle dichiarazioni di Salman, martedì pomeriggio l'associazione ha protestato davanti al Museo della Fifa a Zurigo.
"Perseguitati, maltrattati e torturati".
Roman Heggli, direttore esecutivo di Pink Cross, ha dichiarato a 20 Minuten: «A nemmeno due settimane dal via, l'ambasciatore ufficiale della Coppa del Mondo sta agendo contro le persone queer. È assolutamente scioccante. Le vite delle persone queer in Qatar continuano a essere a rischio. Queste sono perseguitate, maltrattate e torturate e questo è inaccettabile. Ora è necessario un chiaro segno di solidarietà da parte di calciatori, squadre e tifosi».
SFV vuole "pari diritti per tutti"
«Queste dichiarazioni sono inaccettabili, indegne e irrispettose - ha dichiarato senza mezzi termini l'Associazione Svizzera di Calcio (ASF) a 20 Minuten - Per quanto riguarda i Mondiali di calcio in Qatar, l'ASF è stata molto attiva nel gruppo di lavoro UEFA sui diritti umani, sostenendo che l'uguaglianza dei diritti dovrebbe valere per tutte le persone nel mondo. Il nostro capitano indosserà la fascia da capitano One Love come simbolo che la parità di diritti vale per tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento politico, religioso o sessuale».
Il ministro degli Esteri del Qatar contrattacca
Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il ministro degli Esteri Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha recentemente definito le critiche al Qatar, soprattutto da parte dell'Europa, «molto arroganti e molto razziste». Allo stesso tempo, ha fatto riferimento alle riforme nel suo Paese che continueranno anche dopo la Coppa del Mondo: «Si tratta di un processo continuo che non si ferma mai e che non si fermerà dopo la Coppa del Mondo». Inoltre, non ha voluto sentire parlare di garanzie di sicurezza per la comunità LGBTIQ. «Abbiamo ribadito più volte ai massimi livelli che tutti sono i benvenuti e nessuno sarà discriminato».