Poco Ticino in Nazionale, problema di bacino d’utenza? «Sni»
Il Mondiale dei tempi morti: «Chi si annoierà meno potrebbe, alla fine, fare meglio».
DOHA - Un po’ di tempo per entrare in clima-Mondiale rimane. Ma poco. Il fatto che i campionati ancora si stiano giocando può trarre in inganno: da lunedì, quando salirà sull’aereo che la porterà a Doha, al suo esordio nella Coppa del Mondo, la Nazionale "consumerà" infatti appena dieci giorni.
«A differenza di quanto è sempre accaduto per le edizioni estive, in questo caso le varie selezioni avranno meno tempo per prepararsi alle partite - ci ha raccontato Livio Bordoli, intervenendo su Piazzaticino.ch - Ma il livello sarà poi subito molto alto: le star stanno infatti giocando con il freno a mano tirato ma tra dieci-quindici giorni saranno al top. Pertanto: pronti, partenza via…».
Ma è una Coppa del mondo che genera entusiasmo?
«Forse in Ticino un po’ meno dato che non c’è purtroppo neppure l’Italia, che attira sempre molto. Sentendo le altre nazioni però, questo Mondiale è molto atteso. Sono convinto che quando i giochi si faranno importanti, dopo la prima fase, l’attenzione sarà grande».
Gli occhi dei tifosi rossocrociati saranno puntati su Xhaka e compagni, che in molti pensano possano consacrarsi.
«Sono convinto che a livello mentale questa Svizzera sia al top. Ci sono poi tre-quattro ragazzi, tra cui appunto Xhaka, in forma smagliante e che di sicuro porteranno qualcosa in più. Io credo che, tenuto conto anche della motivazione - perché tanti giocatori sono all’ultimo Mondiale - potremo scrivere la storia. Mi auguro si possa arrivare nei quarti o anche in semifinale, perché no? In fondo negli ottavi, passando il girone, non dovremmo trovare uno squadrone».
Come quattro anni fa, nel girone ci saranno Brasile e Serbia. Poi il Camerun, contro il quale ci sarà l’esordio.
«Il Brasile è il mio favorito per il successo finale. La Serbia a livello individuale è anche più forte della Svizzera. La partita più importante è però quella contro il Camerun. Lì un successo è d’obbligo, anche per il morale. Io ci credo: se ci sarà anche il “Fattore C”, potremo andare lontano».
Attorno alla Nati c’è tanto entusiasmo. Forse troppo?
«Noi svizzeri siamo sempre tacciati di poca ambizione. Si dice che ci accontentiamo. Per una volta che finalmente diciamo che abbiamo una buona squadra… E questo non perché ci manchi l’umiltà: stiamo dando un segnale di forza e maturità. Se si vuole fare qualcosa di importante si deve avere l’ambizione di arrivare più lontano possibile. Ce la possiamo giocare con tutte le avversarie, lo abbiamo visto negli ultimi anni».
Qatar 2022 è anche il Mondiale delle polemiche e quello dei tempi morti.
«Le prime, riguardanti i diritti calpestati, gli enormi sprechi di energia e gli stadi che saranno poi “smontati”, lasciamole ai politici del pallone. La politica non scende in campo, lì ci vanno i giocatori i quali, a mio avviso, devono solo pensare a giocare e a far vedere al mondo il bello di questo sport. I tempi morti, in una manifestazione nella quale gli impianti sono tutti vicini e le trasferte si fanno in bus e durano massimo mezz’ora, possono invece un problema. Chi si annoierà di meno potrebbe, alla fine, firmare le prestazioni migliori: potrebbe essere questa una chiave del successo. L’ASF e lo staff tecnico della Nati, lo so per certo, hanno già organizzato uscite e altre iniziative per tenere occupati i ragazzi, che avranno molto, molto tempo libero».
Sono i dettagli a fare la differenza?
«Esatto. E sappiamo che la Svizzera, in questo campo, sa fare molto bene».
Nel gruppo scelto da Yakin mancano ticinesi.
«Mi dispiace per Gavranovic, non ho capito la sua scelta: pensavo potesse chiudere la carriera in Qatar. Mi dispiace anche per Bottani, che però non è stato bene. Avesse dimostrato sempre la condizione che ha ora, se la sarebbe potuta giocare. A livello politico comunque, per dare un segnale, la chiamata di un ticinese sarebbe stata importante e gradita. Alla fine su rose di 23-26 elementi, giocano in 18-19, lo dicono le statistiche: quindi Yakin avrebbe anche potuto convocare Mattia».
In un futuro non troppo lontano sarà possibile vedere un ticinese in Nazionale?
«C’è Giotto Morandi, c’è il luganese Allan Arigoni, che è stato molto criticato ma che ha grandi qualità, c’è magari Nikolas Muci… in pianta stabile non è comunque facile».
È un problema di bacino di utenza?
«“Sni”. Serve avere talento, serve saper sfruttare il momento… Poi, ma questa è un po’ una nostra mancanza, si dovrebbe puntare un po’ di più sui giovani. Sia in Challenge League che in Super League sono pochi quelli che trovano spazio».