Magia e paura, Messi e l’Argentina avanti con il brivido
Argentina in semifinale, una coraggiosa Olanda fuori ai rigori.
LUSAIL - Secondo quarto di finale e seconda “lotteria” dei rigori ai Mondiali. Venerdì pomeriggio la Croazia ha festeggiato e il Brasile ha pianto. Venerdì sera l’Argentina ha gioito e l’Olanda si è disperata.
I tiri dal dischetto, a Lusail, sono arrivati al termine di una sfida nervosa e complicata nella quale, fino a mezz’ora dalla fine dei tempi regolamentari, i sudamericani hanno avuto in pugno la qualificazione. Forse troppo sicuri di sé, l’hanno tuttavia gettata alle ortiche (2-2).
I tulipani ci hanno messo voglia, corsa e grande attenzione; a lungo per loro l’Albiceleste è in ogni caso rimasta un rebus irrisolvibile. Molto ordinati, ottimi nel palleggio e solidi nella fase difensiva, per tre quarti dei tempi regolamentari Otamendi e compagni hanno infatti concesso pochissimo alla truppa di van Gaal, che pure, spingendo sulle fasce, ha cercato di proporsi dalle parti di Emiliano Martinez. Poi, una volta portata la palla oltre la linea del centrocampo, i sudamericani si sono affidati alle geometrie di Fernandez e De Paul (sostituito da Paredes) e al genio inesauribile di Leo Messi. E sono scappati. La Pulce, un gigante nelle ultime partite, ha prima inventato un assist incredibile con il quale, al 35’, ha mandato in gol Molina; in seguito, nella ripresa, ha deciso in prima persona. Rigore per fallo su Acuña, Lionel si è presentato sul dischetto e ha messo la palla nell’angolo con Noppert immobile. Raddoppio e partita chiusa? Per nulla. Scaloni ha improvvidamente sostituito gli ammoniti Acuña e Romero, levando certezze alla sua difesa. E i tulipani sono tornati a galla. Di testa, all’83’, Weghorst ha riaperto i giochi. Concretizzando uno spiazzante schema su punizione, addirittura al 101’, ancora il 30enne centravanti del Besiktas ha infine completato la rimonta e portato tutti ai supplementari.
Lì, nei 30’ della paura, è successo poco. Frenati dalla fatica e anche dal timore di veder evaporare un sogno, i protagonisti in campo hanno infatti pensato a chiudere gli spazi, piuttosto che a crearne di nuovi. Qualche sussulto, da ambo le parti, lo hanno vissuto (de Jong pericoloso, decisivo van Dijk su Lautaro Martinez e palo di Fernandez al 121’), ma l’equilibrio ha retto fino ai nuovi fischi dell’arbitro. Fino a quei rigori che, consumatisi in un pugno di minuti di tensione massima, hanno premiato l’Argentina (quattro gol e due parate di uno strepitoso Emiliano Martinez), che ha così raggiunto la Croazia in semifinale.