Morto Marchionne, a Maranello è tornato il caos
Critiche a John Elkann, critiche alla Ferrari.
MARANELLO - In Formula 1 c’è solo una squadra a esser sempre stata presente dalla prima stagione del Mondiale nel 1950. È anche la squadra che ha vinto più di tutte. Una squadra di cui bisogna essere orgogliosi. Peccato che oggi sia anche l’unico team dove il presidente viene criticato via social da suo fratello. Sono cose che possono capitare solo in Ferrari, nella Ferrari di John Elkann con suo fratello Lapo che via twitter va all’attacco: “La Ferrari ha Bisogno di Serietà e Squadra Vincente nei Box e Fuori è ora di darci una SVEGLIATA basta con politica e giochini così non si VINCERÀ MAI”. Lapo ha ragione. Il problema della Rossa di oggi è quello della Rossa di ieri: le correnti all’interno del team.
Maranello è sempre stata simile alla vecchia Democrazia Cristiana italiana, dove ognuno cercava di farsi il suo piccolo partito. Una volta c’era la guerra costante tra i motoristi e i telaisti con i primi sempre pronti a scaricare la colpa degli insuccessi sugli altri e viceversa a seconda dei giorni. Per governare la Ferrari ci vuole un uomo forte che si dedichi anima e corpo alla squadra. Quello che sono stati Enzo Ferrari prima e Luca di Montezemolo dopo. Gli uomini che hanno segnato le due epoche vincenti. Quello che avrebbe potuto diventare Sergio Marchionne se una malattia improvvisa non lo avesse portato via. Oggi la scuderia invece è in balia delle correnti tornate impetuose dopo la cacciata di Binotto. Un problema che da novembre a gennaio, mentre si aspettava che Vasseur si insediasse ufficialmente, ha paralizzato il lavoro come si vede dai risultati dei primi gran premi. Un problema che nello scorso weekend Lapo ha riportato sotto gli occhi di tutti con i suoi tweet rumorosi distribuiti ai suoi 190 mila e rotti followers e poi rimbalzati dovunque. La Ferrari azienda va benissimo, colleziona record dopo record. La Scuderia invece, dopo aver sfiorato il cielo lo scorso anno, è crollata. Vasseur è appena arrivato in mezzo alla tempesta. Dargli colpe che ancora non ha sarebbe ingiusto. Quello che bisogna dargli sono gli strumenti per governare. Jean Todt governava la Ferrari perché sopra di lui c’era un uomo che lo ha sempre appoggiato e attorno a lui era stata costruita una grande squadra, ingaggiando i migliori dell’epoca. L’unica via d’uscita adesso è cercare di fare quadrato attorno a Vasseur, far sentire la voce di chi comanda che oggi tra l’altro è anche la voce del padrone. Per rivedere una Ferrari davanti a Red Bull, Mercedes e Aston Martin c’è bisogno di questo. Altrimenti il prossimo record a esser battuto sarà quello dei 21 anni senza un titolo Mondiale. C’è tempo fino al 2028. Neppure tanto.