A Marc Marquez non ne va bene una. Intanto rientra la Bestia
Marquez rallenta per non doversi fermare
JEREZ DE LA FRONTERA - Alla fine, va ammesso, con quella scivolata mentre provava a scappare via in Texas, Francesco Bagnaia ha fatto un bel favore al Mondiale. Perché quella che avrebbe potuto essere una fuga ammazza stagione, tra il k.o. americano e, due settimane prima, quello argentino, all’arrivo in quel di Jerez de la Frontera ci regala invece un campionato apertissimo. Con la novità di Marco Bezzecchi al comando e tutti gli altri separati da una manciata di punti.
Soprattutto, il doppio zero di Pecco ridà un po’ di speranze a chi, di fatto, la sua stagione la comincerà solo tra le dolci colline dell’Andalusia. A uno solo, ovvero Enea Bastianini, visto che il secondo grande atteso in Spagna, Marc Marquez, continuerà a fare da spettatore. Un forfait inaspettato da parte di chi sperava di correre già in quel di Austin, così come d’altronde Enea, già pronto a salire sull’aereo per il Texas ma fermato dalla Ducati.
Ma se grazie anche agli errori del compagno, Bastianini a Jerez rientra con un distacco tutto sommato accettabile da Bezzecchi - perché 64 punti sono tanti, ma non tantissimi considerando che restano all’orizzonte ancora 17 GP (e 34 gare) - la resa di Marquez è di fatto un addio, per il quarto anno consecutivo, al sogno di vincere quel nono Mondiale che per lui si sta semmai trasformando sempre più in un incubo. Quel tentativo (riuscito) di non far vincere a Valentino Rossi quel decimo titolo che lo avrebbe proiettato ancor più nella leggenda, Marquez rischia di pagarlo carissimo non arrivando neppure a un aggancio nell’albo d’oro. Di sicuro, e non è la prima volta nell’ultimo periodo, Marc ha preferito mettere da parte i propri istinti guerrieri, quelli che nel passato lo hanno spinto a tornare in sella immediatamente, incurante di botte e dolori. Ma l’infortunio proprio di Jerez nel luglio 2000, a cui hanno fatto seguito quattro operazioni e, nel mezzo, anche il ritorno della diplopia all’occhio destro causata da altre brutte cadute, hanno portato l’iberico in un’altra dimensione.
Non ha mai fatto paura il dolore, all’otto volte iridato. Trovarsi davanti al bivio tra essere sempre e comunque il Marquez antico, sprezzante del pericolo ma dal futuro agonistico così sicuramente breve, o diventare un Marquez diverso, più attento, forse non calcolatore, ma sicuramente più in ascolto del proprio fisico, lo ha fatto ragionare. Lo ha portato a scegliere di fermarsi, con quel dito della mano destra ancora non perfettamente guarito. Anche perché, adesso che ha superato la soglia dei 30 anni, lo spagnolo sa che non può più concedersi errori, pena il rischio di chiudere anzitempo una carriera gloriosa nella quale ha ancora – molto, poco, questo lo vedremo – qualcosa da dire.
Certo, in questo una parte fondamentale la dovrà recitare la Honda, che Alex Rins ha tolto dal pantano con la splendida vittoria di Austin, ma che al ritorno in Europa, su piste “antiche”, più strette e tradizionali come layout, potrebbe tornare a vivere giorni bui. Poche ore, e incominceremo a capirlo. Ma Marquez, anche questa volta, potrà provare a farlo solo dal divano di casa.