Max deve cambiare nel modo di porsi.
In pista è passato da "giovane arrogantello" a vero campione, ma fuori non lascia ancora il segno. In questo Senna - in un’epoca senza social e senza Netflix - era unico.
MONTRÉAL - Max come Ayrton. Lo dicono i numeri e finora poco altro. Perché se le 41 vittorie di Verstappen sono le stesse raggiunte da Senna in carriera e i tre mondiali che l’olandese andrà a conquistare a fine stagione sono gli stessi di quelli nell’albo d’oro del brasiliano, c’è altro da dire oltre la statistica. Sette anni fa, quando Max era all’inizio della sua incredibile avventura in F1, vedendolo guidare da dio sotto la pioggia in Brasile, Gerhard Berger uno che Senna lo conosceva bene, era arrivato a dire: «In lui rivedo Ayrton». Qualche fiammata alla Senna l’ha data davvero nei 171 gran premi disputati dal 2015 a oggi, gare in cui è salito sul podio il 50,29% delle volte, una statistica impressionante.
La gara sotto la pioggia di San Paolo, i duelli rusticani con Hamilton nel 2021 a Silverstone e Monza, il giro di qualifica a Montecarlo poche settimane fa. Sono puri lampi di sennismo in cui Max ha messo in mostra velocità, precisione, pieno possesso della vettura e quel pizzico di cattiveria che non può mai mancare nelle qualità di un grande campione. Max in pista ha fatto molte cose in Senna style. Si sa far rispettare dalla squadra e dagli avversari che prima lo additavano come un giovane arrogantello e poi hanno cominciato a vedere in lui un vero campione. Un po’ lo stesso percorso seguito da Ayrton e poi, anni dopo da un certo Michael Schumacher.
«O mettete a posto la macchina o io la schianto contro un muro», la frase pronunciata dopo pochi giri a Montecarlo, racconta molto di un 25enne diventato grande in fretta. Dove Max è ancora poco Ayrton è fuori dalla pista. Passi il fatto che abbia soffiato la fidanzata ad un collega (Kelly, figlia di Piquet stava con Kvyat da cui ha anche una figlia), la vita sentimentale con conta anche perché pure quella di Ayrton era decisamente turbolenta. Senna era unico nel lasciare un segno ogni volta che apriva bocca. In un’epoca senza social e senza Netflix, a lui bastava parlare per conquistare uno spazio. Perché aveva sempre qualcosa da dire. Una battaglia da cominciare. Un avversario da attaccare. Una causa da sposare. Se dopo le prove un giornalista non andava a sentire quello che aveva da dire Senna, il giorno dopo rischiava di prendere quello che in gergo si chiama “buco”. Verstappen si può stare mesi senza sentirlo, tanto con lui guida quasi sempre il politically correct.
Per raggiungere davvero Senna non solo per le statistiche, Max deve cambiare nel modo di porsi. Hamilton lo ha fatto. Alonso lo fa regolarmente. Vettel a fine carriera ha trovato una nuova dimensione. Max deve ancora crescere. È poco più di un ragazzo, è vero. Ma ormai ha alle spalle così tanta esperienza che non può limitarsi a dire : «Fantastico festeggiare le 100 vittorie del team».