Problema messicano per la Red Bull (e la Formula 1 tutta)
In Texas ci sono già state scintille.
CITTÀ DEL MESSICO - La recita di questo fine settimana a Città del Messico, all’Autodromo Hermanos Rodríguez, potrebbe essere meno “felice e leggera” del solito per la Red Bull. Oltre ai soliti che già è costretta ad affrontare in pista, la scuderia angloaustriaca dovrà infatti preoccuparsi di un altro avversario. Uno più pericoloso. I tifosi.
Non si sta parlando di fan invadenti, decisi ad avvicinare i loro idoli per un selfie o un autografo: il problema è più complesso ed è figlio degli scarsi risultati di Sergio Perez. In difficoltà, criticato da Helmut Marko e prossimo alla scadenza del contratto (il prossimo sarà l’ultimo anno garantito), il 33enne di Guadalajara ha comunque un gigantesco seguito. È amatissimo. Per i supporter è addirittura un idolo. Un idolo che sta vedendo la sua luce oscurata dalle mirabilie di Verstappen. Secondo molti tifosi, i continui record dell’olandese sono infatti quasi un affronto. Uno sgarbo da punire.
Un'esagerazione? La scorsa settimana Max è stato fischiato sul podio ad Austin: nel latinissimo Texas, al momento della premiazione si è alzato il coro “Checo, Checo”. Di più, il campione del mondo è stato oggetto di minacce via social: gli è stato fatto capire che non è il benvenuto in Messico.
Per tutto ciò, la Red Bull ha deciso di proteggere il suo fenomeno da una corposa scorta.
«Max in realtà non vorrebbe le bodyguard ma noi ci sentiamo responsabili della sua incolumità - ha spiegato Marko - Non vogliamo correre alcun rischio».
«Mi era già capitato ma è la prima volta in Messico - ha invece sottolineato l’olandese - Perché ci sono? A causa di ciò che è successo alla fine dello scorso anno alcune persone si sono arrabbiate. E perché ho ricevuto delle minacce online. Ma è comunque una procedura normale».