Luca Marini ha spesso fatto di testa sua, senza dar peso al fatto di essere il fratello di uno dei più grandi campioni di sempre
Luca Marini, un gran lavoratore, uno che la strada ha sempre voluto crearsela da sé...
URBINO - Altro che “fratello di”. Se lo è sentito ripetere per una infinità di anni, Luca Marini, quel “sei il fratello di Valentino”, e anche se la cosa gli dava fastidio - perché va bene una, due, dieci volte, ma alla centesima domanda in cui ti viene proposto quell’accostamento un po’ ti girano per forza - lui ha sempre risposto in maniera educata. Mettendo sempre più i puntini sulle i, però, perché il ragazzo, oltre che “fratello di” è anche uno molto intelligente, forse uno dei più intelligenti sulla griglia della MotoGP di oggi. Non per niente mamma Stefania sognava per lui un futuro da ingegnere. Ma da “fratello di”, era difficile che Luca non venisse contagiato dalle moto, e così quella è diventata la sua strada. Quella di Luca Marini, però, gran lavoratore, uno che la strada ha sempre voluto crearsela da sé.
E se essere “fratello di” all’inizio può anche averlo aiutato, in questi anni, forse, è stato più uno svantaggio. Perché non serve essere neppure troppo attenti per capire come, anche adesso che è in MotoGP e corre nella VR46 del fratello, le attenzioni sono molto più per il compagno di box, quel Marco Bezzecchi che (a ragione va detto) è visto come uno con le stimmate del campione del mondo. Epperò in questi anni, Luca si è sempre visto contrapporre qualcuno: Niccolò Bulega, prima, Francesco Bagnaia poi, Bezzecchi, adesso.
Nella considerazione, in primis degli stessi uomini che ruotano attorno a Valentino, Luca è sempre arrivato un po’ dopo. E chissà, se gli avessero dato più ascolto e lui avesse alzato un po’ di più la voce nel pretendere un cambio immediato del telaio della sua moto che nella caduta in Francia si era danneggiato (solo ad Aragon la squadra capì che il pilota aveva ragione), forse il Mondiale Moto2 del 2020 lo avrebbe anche potuto vincere. È il “fratello di”, ma da un po’ di anni a livello sportivo gli interessa sempre meno, tanto da avere anche lasciato il gruppo di allenamento guidato da Carlo Casabianca, per prepararsi a modo suo.
E al contrario di Bezzecchi, che ha rinunciato ad avere la Ducati ufficiale nel 2024 pur di non lasciare la squadra, Luca non ci ha pensato due volte ad abbracciare l’opportunità Honda. Mentre tutti erano spaventati dall’idea di salire sulla moto che perfino uno come Marc Marquez ha mollato, Marini ha abbracciato la sfida, vincendo già il primo braccio di ferro con il management giapponese, che offriva a tutti i possibili candidati un solo anno di contratto, ma che alla fine si è piegato alla sua richiesta di biennale. Da ragazzo intelligente, Luca è il primo a sapere che i prossimi 24 mesi saranno durissimi, ma la cosa, anziché fargli tremare i polsi, lo esalta. E poi, per certi versi, lasciando la Ducati, la sua è una storia che ricalca quella di Valentino, che nel 2003 abbandonò la Honda dominatrice per andare a fare grande la Yamaha. In questo, per il coraggio che dimostra, è davvero il “fratello di”.