Dorna cederà l'86% delle sue quote a Liberty Media, già proprietaria della F1: cosa cambierà?
A livello economico il mercato dell’auto e quello motociclistico non sono poi neppure paragonabili, con la MotoGP e le sue sorelle a ricoprire il ruolo di Cenerentola, per un handicap impossibile da colmare.
AUSTIN - Non cambierà niente. Per un po’. Ma poi cambierà tutto. Anche a un certo Bernie Ecclestone, per una trentina d’anni il Re Mida della Formula 1, al momento dell’arrivo di Liberty Media al comando della serie automobilistica più importante che ci sia era stato promesso che per un triennio la figura al vertice sarebbe rimasta la sua.
Nove mesi dopo, il colosso statunitense aveva partorito il suo successore. Così, dopo l’ufficializzazione dell’accordo raggiunto tra Liberty Media, Bridgepoint, il fondo pensionistico Canada Pension Plan Investment Board e la Dorna per l’acquisto dell’86% della MotoGP (e di tutti gli altri campionati, dalla Superbike e giù a scalare fino al neonato Mondiale femminile) a una cifra di 4,2 miliardi di euro, la domanda è quanto tempo ci vorrà prima della fine dell’era Ezpeleta. Non sarà una cosa immediata, innanzitutto perché l’operazione dovrà passare al vaglio dell’antitrust, e tutti ricordano come finì quando nel 2006 CVC Capital Partners fu bloccata dall’Unione Europea, che vietò al fondo l’operazione che l’avrebbe portato a possedere entrambi i campionati.
La certezza che questa volta andrà tutto bene non esiste, anche se l’ottimismo espresso sia da Greg Maffei, a.d. di Liberty, sia da Carmelo Ezpeleta, riconfermato al vertice Dorna, dice che l’esito dovrebbe essere differente, anche perché entrambi hanno ripetutamente sottolineato come non ci sarà alcuna contaminazione (davvero?) tra F1 e MotoGP. Quello che è certo, però, è che, se da un lato lo spettacolo offerto in pista dalle moto è nettamente più eccitante rispetto alle auto, a motori spenti la F1 è avanti di decenni rispetto alla MotoGP per quanto riguarda contorno ed entertainment.
A livello economico il mercato dell’auto e quello motociclistico non sono poi neppure paragonabili, con la MotoGP e le sue sorelle a ricoprire il ruolo di Cenerentola, per un handicap impossibile da colmare. Ma poi, siccome chi scopre le gare delle moto ne resta inevitabilmente affascinato, uno dei grandi compiti di Liberty sarà, oltre che di coinvolgere sponsor prestigiosi, proprio quello di catturare nuovi tifosi, aprendo nuove strade che non siano quelle dei triti e ritriti mercati italiano, spagnolo, francese o, uscendo dall’Europa, indonesiano e thailandese. Basti pensare che neppure in Giappone, casa di Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki, le gare vengono trasmesse in diretta con regolarità. Così, Liberty dovrà innanzitutto allargare la platea televisiva, magari rinunciando per un po’ al guadagno immediato delle pay-tv per tornare sui canali in chiaro. Dovrà ingolosire i VIP, creando intorno al fine settimana del GP uno show attrattivo. Dovrà evolvere la comunicazione, per recuperare quei media che negli anni ha gradualmente allontanato. Dovrà, soprattutto, far sì che le storie bellissime dei piloti e della gente che anima il paddock, escano allo scoperto, esattamente come è accaduto su Netflix con la serie Drive to Survive, che in pochissimo tempo ha fatto scoprire la F1 a chi, soprattutto i giovanissimi, non ne aveva conoscenza, generando un interesse planetario. Adrenalina e Hollywood, se in Liberty sapranno miscelare bene gli ingredienti, la MotoGP decollerà come mai nella sua storia.