Un cannibale all’orizzonte
Lo spagnolo potrebbe riscrivere la storia della MotoGP.
JEREZ DE LA FRONTERA - Ci sono predestinati e Predestinati. Alla prima categoria appartiene uno come Charles Leclerc, che ormai da troppi anni viene definito tale, come se il momento del grande scatto in avanti verso la gloria fosse dietro l’angolo mentre, invece, il tempo passa e le delusioni diventano sempre più grandi. E poi ci sono quelli che appartengono alla seconda categoria (con la P rigorosamente maiuscola) e regolarmente mantengono le promesse.
A Pedro Acosta erano bastate un paio di gare in Moto3 nel 2021, la sua stagione del debutto nel motomondiale, per ritrovarsi i fari puntati addosso. "Questo è uno che vincerà e vincerà tanto", si disse subito di lui. E infatti. Alla fine di quel Mondiale ecco il titolo Moto3, assieme al lasciapassare per la classe superiore. Il 2022 è stato l’unico anno un po’ più complicato, tra aspettative sue e di chi pronosticava l’immediato bis iridato. Sicuramente è stata una palestra utile, perché nel 2023 lo Squalo di Mazarron ha disintegrato la concorrenza per il secondo Mondiale in tre stagioni. Ha poi continuato a crescere anche dopo aver fatto l’ingresso sul palcoscenico dei grandi con la GasGas. Tre gare, due podi e… una lucidità e gestione di ogni situazione da vero veterano, oltre a una guida spettacolare. Queste lo stanno già incoronando come re della staccata e hanno fatto sì che adesso tutti, da lui, si aspettano solo grandissime cose. Ma, visto come sta andando, è lo stesso Acosta a far capire di non volere più accontentarsi.
Ad Austin, dopo una grande Sprint nella quale ha chiuso quarto, ha detto di essere soddisfatto sì, ma non abbastanza. E dopo il secondo posto nel GP, pur dichiarando di essere tornato a divertirsi come non gli accadeva dalla Moto3, ha fatto intuire come il non essersi portato a casa il trofeo del vincitore un po’ gli rodeva. Atteggiamento del grande campione; di chi, anche se solo all’inizio di una strada che tutti si immaginano gloriosa, non vuole altro che trionfare.
“Vincerà a Jerez” ripete urbi et orbi da settimane Jorge Lorenzo. E come il maiorchino, sono in molti a non avere paura di esporsi, da Kevin Schwantz a Dani Pedrosa, che da collaudatore della KTM ha sotto gli occhi la crescita del 19enne.
In testa al Mondiale c’è Jorge Martin, Enea Bastianini sta facendo di tutto per salvare la sella sulla Ducati ufficiale, Maverick Viñales forse è pronto a iniziare la sua stagione migliore, Francesco Bagnaia è atteso al riscatto dopo due GP sottotono... eppure l’attenzione di tutti è puntata quasi esclusivamente sul talento iberico. Al quale sono bastate tre gare per mettere nell’angolo le due punte della KTM ufficiale, Brad Binder, frastornato dalla sua esplosività, e Jack Miller, conscio che il prossimo anno dovrà cedergli la sua sella.
Arriva il GP di Spagna e tutti sono pronti a festeggiare il Predestinato che, dovesse fare il colpo, scalzerebbe dal trono di più giovane di sempre a vincere in classe regina. Un certo Marc Marquez. Mica uno qualunque.